Arrestato per violenze, anche in carcere aggredisce gli agenti

Perugia – Pomeriggio complicato a Capanne dove un detenuto tunisino, fermato domenica dalla Volante in via del Macello, ha dato in escandescenze

Condividi questo articolo su

Violenza nel pomeriggio di lunedì al carcere di Perugia. A riferire l’accaduto è il sindacato Sappe attraverso una nota a firma del segretario nazionale per l’Umbria, Fabrizio Bonino: «Alle ore 15 circa è stato condotto all’istituto di Capanne un detenuto tunisino (M.B. le sue iniziali), soggetto già conosciuto in istituto. Era stato arrestato dagli agenti della polizia di Stato a Perugia dopo che aveva aggredito gli stessi con pugni e cinghiate. Dopo essere passato dalla matricola e casellario per i dovuti adempimenti – spiega Bonino -, un collega del magazzino ed un sottoufficiale lo hanno accompagnato al reparto penale sezione 2 A Covid-19 precauzionale. All’altezza dell’ingresso della chiesa, senza alcun motivo, il detenuto ha sferrato un violento pugno colpendo l’agente scelto. Immediatamente il sottufficiale è intervenuto per bloccare il soggetto, e nell’immediato, sono intervenuti altri colleghi per sedare la furia improvvisa. Il collega immediatamente si recava in infermeria per le prime cure del caso e poi, successivamente, presso l’ospedale di Perugia».

La solidarietà e l’incontro a Roma

Donato Capece, segretario generale del Sappe, esprime «solidarietà ai poliziotti contusi» e ricorda che lunedì mattina una delegazione del sindacato ha incontrato a Roma, presso il ministero della Giustizia, il sottosegretario Francesco Paolo Sisto: «Si è trattato di un incontro franco e cordiale, nel corso del quale sono stati affrontati diversi argomenti centrali del sistema penitenziario. Abbiamo evidenziato la grave carenza di sicurezza delle carceri italiane dovuta alla scarsa presenza di personale: aggressioni, colluttazioni, ferimenti contro il personale di polizia penitenziaria, così come le risse ed i tentati suicidi, sono purtroppo all’ordine degli giorno. È quindi urgente colmare il gap tra la dotazione prevista e quella effettivamente in servizio, ben 5 mila unità in meno. Ma altrettanto importante e urgente – prosegue Capece – è prevedere un nuovo modello custodiale. È infatti grave che la recrudescenza degli eventi critici in carcere si sia concretizzata proprio quando sempre più carceri hanno introdotto la vigilanza dinamica ed il regime penitenziario ‘aperto’, ossia con i detenuti più ore al giorno liberi di girare per le sezioni detentive con controlli sporadici ed occasionali della polizia penitenziaria».

Condividi questo articolo su
Condividi questo articolo su

Ultimi 30 articoli