Arrone, Casteldilago e l’impianto da 328 mila euro fermo: missione ripartenza complicata

Una storia partita con l’approvazione dell’intervento nel 2002. Nel 2014 l’inaugurazione, poi i problemi. Il sindaco Di Gioia: «L’idea c’è, costi di rilievo»

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di S.F.

«Il dislivello complessivo superato è di circa 40 metri e l’impianto assume il ruolo di attrazione turistica dato lo splendido panorama sulla vallata circostante». Tutto vero, il posto merita e non poco. C’è un problema che va avanti di fatto da quando c’è stata l’inaugurazione formale il 13 ottobre 2014 alla presenza dell’ex presidente della Regione Umbria Catiuscia Marini e dell’ex sindaco di Arrone Loreto Fioretti: non è in esercizio e, a quanto pare, la soluzione non è proprio così semplice da trovare. Parliamo della risalita meccanizzata ad uso pubblico nel borgo di Casteldilago, frazione di Arrone.

L’impianto

La storia

I due ascensori – uno inclinato a fune, l’altro verticale – furono realizzati per risolvere o comunque diminuire il problema di accesso al centro storico. Con tanto di nuovi parcheggi a servizio.  Una storia che parte da molto lontano, dal 10 giugno 2002, quando il Comune di Arrone deliberò l’intervento. A realizzarlo fu il consorzio di gestione Parco fluviale del Nera – le informazioni riportate sono prese dal loro portale – per oltre 328 mila euro provenienti dal Fondo europeo di sviluppo regionale. Non proprio due spicci. Tra il 2011 e il 2013 ci furono le visite di collaudo, quindi l’ok dell’ufficio Ustif (Ufficio speciali trasporti a impianti fissi) per la messa in esercizio e lo svelamento ufficiale del 13 ottobre 2014. Allo stato attuale l’impianto non è attivo e la stradina di accesso è di fatto in abbandono.

La stazione ‘base’

Di mezzo c’è l’Ansfisa

Dal 1° gennaio 2022 la competenza sugli impianti fissi – lo ha imposto un decreto legislativo del settembre 2021 – è passata dall’Ustif all’Ansfisa, vale a dire l’Agenzia nazionale per la sicurezza delle ferrovie e delle infrastrutture stradali e autostradali. Ciò riguarda anche la risalita meccanizzata di Casteldilago: le richieste per interventi di manutenzione ordinaria/straordinaria ed ulteriori, eventuali nazioni devono giocoforza passare dall’organismo istituito nel 2018 dal governo Conte I. Il che non falicita le cose. Come facile immaginare i costi non sono così bassi per strutture del genere.

Fabio Di Gioia

Che si fa? «L’idea è di farlo ripartire»

Chi conosce bene la situazione è  il sindaco di Arrone, Fabio Di Gioia: «L’impianto negli ultimi mesi ha subito diverse manutenzioni, la normativa cambia di continuo ed è sempre – sottolinea – più stringente». Specie considerando ciò che è accaduto nel maggio 2021 sulla funivia Stresa-Alpino-Mottarone. «L’idea è di farlo ripartire e da quando ci siamo insediati sono già stati spesi dei soldi. In bilancio abbiamo inserito ulteriori risorse in tal senso». Storia complicata: «L’impianto è vecchio e ha funzionato per un breve periodo di tempo. È fondamentale che riparta in massima sicurezza perché, ripeto, è datato e non possiamo avere il minimo dubbio su questo fronte. Siamo fortunati ad averne uno ad Arrone e resta la speranza per quello di Casteldilago, ma i costi sono importanti». C’è in essere un contenzioso con la Ciam. Allo stato attuale ad avere in carico la partita a livello tecnico è Kone Italia: «Ci hanno dato delle prescrizioni, alcune sono state fatte e altre le faremo. La tecnologia è vecchia: sull’impianto verticale non ci sono particolari problemi, il timore è per quello inclinato con forte pendenza», aggiunge il primo cittadino. Al vaglio anche la possibilità di partecipare a bandi per realizzarne uno nuovo. Il direttore d’esercizio è un ingegnere ternano doc, Tattoli. Bella sfida anche per lui. Nel contempo gli interventi a Casteldilago non sono mancati: tre in totale – due dei quali avviati – per quasi mezzo milione di euro. Il III stralcio da 150 mila euro è atteso a stretto giro.

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