Ceneri in Valnestore: «Fare chiarezza»

L’onorevole Laffranco (Fi) deposita un’interrogazione ai ministri della Salute e dell’Ambiente per capire l’entità dei danni ambientali e l’incidenza di tumori

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La situazione della Valnestore continua a destare preoccupazione. Le analisi e le indagini, portate avanti ormai da mesi, non hanno ancora fatto emergere tutta la verità sulle ceneri provenienti da impianti a carbone che a partire dagli anni ’80 sono state interrate nei territori compresi tra i comuni di Panicale e Piegaro. Ma non solo, sul caso indaga anche la Procura della repubblica di Perugia che ha aperto un fascicolo a carico di ignoti ipotizzando disastro ambientale.

Le ceneri Nonostante le denunce dei cittadini, dopo trent’anni ancora la verità non è mai stata chiarita mentre si continuano a cercare le prove, a terra, di quello che negli anni ha attentato alla salute dei cittadini, come in quei campi e pozzi e laghetti sequestrate dai carabinieri del Noe. Una terra dei fuochi anche in Umbria? Per cercare di capire l’entità dei danni ambientali e l’incidenza di patologie oncologiche nella zona, si è mosso anche l’onorevole Pietro Laffranco che lunedì ha depositato un’interrogazione in Parlamento rivolta ai ministri dell’ambiente e della salute.

L’interrogazione In particolare, il parlamentare di Forza Italia, interroga i ministri per sapere se «non ritengano di dover attivare urgentemente tutte le necessarie procedure volte a raccogliere ed elaborare i dati relativi ai monitoraggi ambientali effettuati nel territorio della Valnestore e a quelli in corso nonché di dover avviare la raccolta di dati epidemiologici relativi all’incidenza delle patologie oncologiche negli ultimi quindici anni nell’area in cui sono stati interrate le scorie». Laffranco chiede inoltre «quali urgenti iniziative intendano assumere al fine di limitare i danni ambientali, i danni alla salute delle persone al fine di bonificare il territorio ».

Emergenza ambientale Da anni, ricorda Laffranco, «nella Valnestore si registra una vera e propria emergenza ambientale che si è ulteriormente acuita negli ultimi anni e che ha portato ad indicare quel territorio come Valle dei Fuochi in evidente richiamo alla vicenda degli interramenti abusivi di rifiuti pericolosi». Inoltre, l’esponente azzurro rivela che «nella zona di Fabro sono stati rilevati in alcuni punti tassi di radioattività superiori alla media e anche dove l’Arpa dichiara non esserci pericolosità allo stato attuale dei fatti, non viene esclusa la possibilità di una futura contaminazione nel caso di cambiamento delle condizioni di utilizzo dei siti o di interventi su di essi. Insomma, nel territorio si registra un’alta percentuale di patologie oncologiche che riporta all’anomalo rinvenimento di rifiuti solidi urbani e ceneri da combustione nella zona».

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