«Chiude il Monastero delle Clarisse di Montecastrilli: triste vicenda»

L’ingegnere Sergio Bini: «Addolora profondamente che la notizia sia stata data a cose fatte senza coinvolgere cittadini e fedeli»

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Cartolina di Sergio Bini

di Fra.Tor.

«Abbiamo appreso della chiusura dello storico monastero delle Clarisse di Montecastrilli tramite un volantino affisso frettolosamente, con del nastro adesivo, sul vetro della bacheca della chiesa del monastero. Stupisce che nessuno abbia sentito il bisogno di coinvolgere i cittadini e i fedeli». A scrivere è l’ingegnere Sergio Bini, che vorrebbe «portare alla luce una triste vicenda montecastrillese».

Foto di Sergio Bini

L’annuncio della chiusura

«Addolora profondamente – evidenzia l’ingegnere – apprendere la notizia della repentina decisione di chiudere lo storico monastero, dopo aver avviato il processo di svuotamento, trasferendo le Clarisse in altri monasteri italiani, per motivazioni non chiare. La notizia è stata data a cose fatte, sostanzialmente di nascosto, come se si trattasse di una cosa privata, con un comunicato congiunto della diocesi di Orvieto-Todi e della Federazione Santa Chiara e Sant’Agnese d’Assisi, di fatto anonimo perché privo dei nomi dei ‘responsabili’ della decisione, scritto con linguaggio asettico e quasi burocratico, che dice e non dice. Rattrista anche perché non si riesce a cogliere nessun pathos nella mano di chi ha vergato lo scritto che giustifica la chiusura repentina di un monastero proprio un mese prima del 360° anniversario della sua apertura al culto, avvenuta nei giorni 5 e 6 novembre 1663. Non traspare nemmeno la solidarietà per il dolore che stanno provando le sette suore che verranno disperse in altrettanti monasteri in Italia, distruggendo la comunità monastica e la loro vita coerente al carisma di Santa Chiara d’Assisi. Vengono trattate come ‘pacchi’. È una delle tante note stonate di questa vicenda montecastrillese. Mentre a Roma, al di là del Tevere, si parla di sinodalità e di ascolto della comunità dei laici, a Montecastrilli si opera con decisionismo inusuale negando, di fatto, dignità alle suore che hanno dedicato silenziosamente l’intera loro vita alla preghiera e al servizio di Dio e della popolazione. Questa scelta spezza brutalmente anche il legame con le persone del territorio che da generazioni vivono in simbiosi con la comunità monastica, che costituisce il vero punto di riferimento spirituale. Stupisce che questa scelta, di portata storica per l’intero territorio, risulterebbe essere stata presa senza coinvolgere minimamente né i rappresentanti dei cittadini, né i rappresentanti dei fedeli montecastrillesi, che costituiscono la vera Chiesa locale».

Foto di Sergio Bini

«Il monastero è un tutt’uno con la comunità monastica»

Il monastero delle Clarisse «è sicuramente un prezioso monumento ed un gioiello dell’architettura cappuccina, realizzato a partire dal 1° maggio 1651 – aggiunge Bini – grazie ad uno specifico lascito testamentario del cavalier Cinthio Accursi che prevedeva come esclusiva utilizzazione quella di ospitare suore Clarisse; esso, però, è solo ed esclusivamente un edificio senza la sua comunità monastica che la anima da 360 anni. Questa comunità di suore, che vorrebbero disperdere in una crudele diaspora, non trattandola al pari di una famiglia, ha dato e dà vita alle mura ed agli orti del recinto monastico; le suore sono riuscite a creare discreti ed efficaci codici di comunicazione con le persone del territorio, in questi secoli e soprattutto nei momenti di grande difficoltà, come durante il Covid. Nuove religiose, da sole e senza che queste vengano inserite nell’attuale comunità, non potranno mai ridare vita allo stesso monastero che conosciamo e che amiamo e nemmeno allo stesso legame con la popolazione, perché mancano i necessari processi di socializzazione storici e di creazione della sintonia culturale. Per ultimo non si può trascurare che nella chiesa del monastero riposano le spoglie mortali della Serva di Dio Suor Maria Lanceata Morelli di Montecastrilli – 1704-1762 – la piccola Santa locale che è destinataria, da sempre, di una diffusa devozione dei fedeli non solo italiani e che le suore continuano amorevolmente a considerare come una di loro, insieme con i devoti. Resta una domanda che rimane senza una chiara risposta: risulterebbe che un ‘decreto’ emanato dal dicastero per gli Istituti di vita consacrata e le società di vita apostolica, del 27 giugno 2023, prevedeva che si desse un concreto sostegno fondamentalmente per aiutare ‘la comunità del monastero … a superare le difficoltà’; come mai, invece, si è data un’incredibile, forte e silenziosa accelerazione al processo di chiusura? Forse si temeva che la popolazione avrebbe fatto anche l’impossibile per trattenere a Montecastrilli le ‘loro’ amate suore».

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