Covid, NurSind: «Nuova ondata, vecchi problemi»

Il coordinatore regionale Marco Erozzardi: «Personale insufficiente, condizioni dei colleghi nei drive through inadeguate e lavori strutturali fermi»

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di Marco Erozzardi
coordinatore regionale NurSind

Pensavamo, come servizio sanitario regionale, di poter farci trovare pronti dopo 4 mesi ad una prevedibile ripresa dei contagi, anche se più contenuta per il momento e per fortuna nel numero dei ricoveri rispetto alla primavera. Invece dobbiamo registrare che, nonostante siamo all’inizio di una nuova probabile ondata pandemica, le criticità iniziano a rappresentarsi e le modalità di approccio per affrontarle non sembrano essere cambiate, anzi sono le stesse di marzo 2020.

Sono molte le problematiche che ci preoccupano, a cominciare come già più volte segnalato, al numero insufficiente del personale. Sono passati mesi ed abbiamo sentito solo annunci sulle assunzioni, che in realtà, anche se vi fossero state, sono del tutto insufficienti al fabbisogno di cui si necessita e necessiterà. Fabbisogno piuttosto prevedibile e quindi programmabile dopo la prima ondata pandemica. Il personale assunto sino ad oggi non è sufficiente a garantire la riapertura dei reparti Covid e dei posti di terapia intensiva necessari (che si stanno riaprendo in fretta e furia in tutta la regione), a garantire l’assistenza domiciliare necessaria e ad eseguire gli accertamenti diagnostici, ossia l’esecuzione dei tamponi. Sotto questo aspetto iniziano i primi disagi che non potranno che peggiorare; possiamo fare l’esempio dell’assistenza domiciliare integrata che viene costantemente depotenziata per far fronte, con le medesime risorse, all’esecuzione dei tamponi Covid 19.

Le condizioni dei colleghi impiegati nei pit stop – drive through per l’esecuzione dei tamponi non sono adeguate, anche in considerazione dell’arrivo di condizioni meteo peggiori. I luoghi, a volte inappropriati, senza coperture e nessun tipo di controllo per quanto attiene la sicurezza del personale, abbandonato alle ire della gente in coda, con orari ridotti all’osso. Ricordiamo come tale metodo organizzativo del tampone in auto fu proposto a marzo da NurSind ma la direzione regionale non fece propria l’iniziativa, per tirarla fuori dal cassetto durante l’estate e con delibera regionale a settembre. Appare evidente inoltre come le code per l’esecuzione dei tamponi la necessità assoluta di rafforzare le risorse, oltre che allungare gli orari.

Al di là di quali siano le responsabilità nazionali o regionali, i lavori strutturali che dovevano facilitare la gestione dei pazienti Covid sono fermi e questo rappresenterà un problema. Ad esempio nell’ospedale Santa Maria della Misericordia di Perugia, sembra si opti di nuovo per l’apertura di 4 posti letto nella vecchia terapia intensiva che riteniamo non idonea, come non lo era a marzo/aprile, da un punto di vista impiantistico e strutturale, vista l’età quasi trentennale ed il disuso dal 2008. Non basta evidentemente fare proclami e fornire indicazioni ma è necessario verificare che queste siano attuate e capire il perché non siano state eseguite. Facciamo riferimento al ‘Piano emergenza Umbria’ da circa 25 milioni di euro annunciato a luglio, con previsto il potenziamento della rete ospedaliera e delle terapie intensive. Oggi, a distanza di 4 mesi, avremmo dovuto avere un quadro chiaro e preciso di tutte le aziende umbre rispetto alle risorse impiegate, ai piani e alle iniziative intraprese sul piano organizzativo. Non ci sembra sia proprio così.

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