Covid, per chi è sordo è ancora più difficile

Nell’emergenza chi è privo dell’udito incontra tante difficoltà in più nel comunicare. Clarissa Bartolini analizza la situazione

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di Alice Tombesi

«Tanti pensano che basti urlare dietro la mascherina. Invece non è così». Nel frenetico susseguirsi di notizie da un unico comune denominatore, il coronavirus, si tralascia o ignora un problema nel problema. Per chi, come Clarissa Bartolini, è privo della capacità uditiva, indossare la mascherina e vederla indossare è un grosso limite: «Tutti la indossano ma i sordi leggono il labiale o il lis (lingua dei segni). Quando questo viene meno, i sordi provano un disagio enorme perché non possono comunicare con nessuno – racconta Clarissa, di Perugia-. Se togliamo la mascherina andiamo incontro al pericolo, se non lo facciamo non riusciamo a farci comprendere. Siamo isolati dal mondo».

EMERGENZA CORONAVIRUS – UMBRIAON

Difficoltà doppie

Indossare la mascherina è uno dei presidi principali, insieme ai guanti, consigliati dalle autorità nel momento in cui si varca la soglia della propria casa. Per Clarissa, insieme a molti altri come lei, è diventato un ‘bavaglio’ più che una protezione perché non potendo leggere il labiale della persona con cui si parla e non potendo nemmeno farsi capire avendo la bocca coperta, la conversazione finisce col cadere nell’incomprensione. Le cose si complicano quando le richieste diventano più serie e, ad esempio, c’è bisogno di chiamare il medico o il 118 : «Se un sordo deve chiamare con urgenza il dottore come fa? – si domanda Clarissa -. Chiamare il 118 è impossibile e se va in ospedale e si trova davanti medici con le mascherine, senza un interprete Lis, come fa a farsi capire?».

Incomprensione, virus eterno

Una soluzione sarebbe, infatti, quella di utilizzare la lingua dei segni come canale comunicativo ma pochissime persone la conoscono: «Siamo isolati con ansia e panico – continua Clarissa -. I dottori, la protezione civile, la croce rossa dovrebbero essere preparati a capire un sordo qualora ci fosse bisogno». L’impegno delle categorie menzionate da Clarissa è enorme, messo a dura prova ogni giorno e allo stremo delle forze. Per questo chiedere ulteriori attenzioni potrebbe sembrare un azzardo ma quello del coronavirus non è l’unico virus che circola. Ce n’è uno diffuso da secoli, rimanere inascoltati e non compresi, più difficile da abbattere soprattutto se è un muro fisico, come la sordità.

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