di S.F.
Sono molti di più gli attuali positivi rispetto a quelli conteggiati nella dashbord regionale o siamo di fronte ad un virus molto più aggressivo? A giudicare dalle delucidazioni tecniche dei professionisti del mondo sanitario – infettivologi in primis – il quadro è chiaro e dipende dalla forte incidenza delle due varianti del Covid-19 in co-circolazione su parte del territorio regionale, quelle brasiliana e inglese. La differenza statistica nei numeri tra il picco della ‘seconda ondata’ di novembre e la situazione attuale – al 9 febbraio – è molto accentuata in tal senso.
SPECIALE COVID – UMBRIAON
«LE ZONE ROSSE NON BASTANO»
Record di occupazione terapie intensive
A martedì mattina in Umbria sono ricoverate in terapia intensiva 79 persone, un dato che fa registrare il nuovo record di sempre dall’inizio della pandemia. In percentuale rappresentano l’1,1% rispetto al totale degli attuali positivi (7.173), mentre per quel che concerne i ricoveri (513 al momento, anche in questo caso non si era mai arrivati a questa cifra) l’incidenza è del 7,15%. Rispetto a novembre il quadro è ben diverso, in peggio.
COVID, OCCUPAZIONE TERAPIE INTENSIVE AL 59%
La ‘seconda ondata’: il diverso impatto
Tre mesi fa il picco di attuali positivi in Umbria fu toccato il 22 novembre con 11.577 casi. Il giorno successivo invece si raggiunse l’apice sia per le terapie intensive (78) che per i ricoverati totali (451), con un’incidenza sul totale dei casi pari allo 0,67% e al 3,99%. In sostanza la metà rispetto ai preoccupanti numeri odierni.