Da Printer a Biomassa: «Vogliamo la verità»

Terni, il comitato ‘No Inceneritori’ ha ricostruito i vent’anni di storia di un impianto contestato e di società con punti oscuri

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Terni Biomassa

di M.T.

Quando ci si diverte – almeno si dice così – il tempo vola. Sarà per questo che, per qualcuno, probabilmente sarà una sorpresa scoprire che quella di Terni Biomassa – l’impianto al quale venerdì la conferenza dei servizi (con un rinvio di due giorni sulla data prevista, dovuto al fatto che alcuni dei protagonisti erano impegnati in tribunale per l’udienza su un’altra questione delicata come quella del percolato della discarica di Valle) dovrà decidere se concedere il ‘via libera’ – dura da ben vent’anni. E con tanti punti oscuri.

La presentazione dell’inchiesta

L’inchiesta A ricostruire la storia è stato il comitato ‘No inceneritori’, che ha raccolto tutto – numeri, cifre, visure camerali e tanto altro – in un libro (Inceneritore anonimo, pubblicato dalle ‘Libere edizioni delle polveri’, una casa editrice anomala, che non prevede di fare utili, ma che utilizza i proventi delle vendite per far uscire altri libri) nel quale, spiega Fabio Neri, «emergono tutte le preoccupanti contraddizioni, ma pure tutti i misteri che caratterizzano la vicenda e l’evoluzione della società che controlla quell’impianto».

FABIO NERI: «TUTTI I NOSTRI DUBBI» – L’INTERVISTA

Da Tecnofin in avanti A partire dal 1997, «quando Tecnofin, che controllava Tecnocentro e Printer, ottenne dal Comune, il sindaco era Ciaurro, il permesso di avviare l’attività di incenerimento. Autorizzazione poi ribadita nel 2000, quando era sindaco Raffaelli». Negli anni, fa notare Neri, «Tecnocentro diventa socio di Isrim (fallito di recente; ndr) e arrivano dei finanziamenti pubblici grazie ai quali quest’ultimo ha svolto attività di ricerca sulla pirolisi, un procedimento utilizzato in quell’impianto, ma diventa anche socio di Agesa e addirittura di Arpa». E, questa è la ricostruzione, «nascono anche le prime frizioni politiche tra il Comune, che voleva ‘portare in casa’ l’impianto  e la Provincia, presidente e assessore erano Cavicchioli e Paparelli, che invece lanciò l’idea della multiutility a partecipazione privata, cioè Acea».

Il ‘comignolo’

Lussemburgo Poi, però, succede che, nel 2007, «nella compagine societaria compare un nuovo socio, la Power Energy Investments SA, una società anonima lussemburghese, a sua volta controllata da due fiduciarie anonime con sede in Svizzera e di fatto controllate dalla potentissima e segretissima Banca Finnat Euramerica».

Il fallimento La ricostruzione del ‘No inceneritori’ passa poi per un altro periodo cruciale: «Nel dicembre del 2011, proprio in coincidenza con l’avvio delle procedure fallimentari di Tecnofin-Teconcentro-Printer, nasce Terni Biomassa, di proprietà della Tozzi Holding che, nel 2013, rileverà tutto dal tribunale, pagando 3 milioni e mezzo di euro».

I dubbi Ma siccome, a maggio di quel 2011, «la Printer aveva presentato una ‘Comunicazione di inizio lavori per manutenzione ordinaria’, sorge il dubbio – visto che quella comunicazione di fatto avrebbe ‘congelato’ la situazione, permettendo che l’impianto fosse considerato funzionante e, quindi, non fossero messe in discussione le autorizzazioni esistenti – che fosse già in essere una trattativa tra la vecchia proprietà e la Tozzi Holding. Cosa legittima, ovviamente – chiarisce Fabio Neri – ma che fa sorgere altri interrogativi».

Il pubblico

Le domande Chi volesse leggersi tutta la storia, il libro – che è stato presentato mercoledì sera a ‘La Siviera’ – può essere richiesto a [email protected] – «il costo è stato di un euro e 90 centesimi a copia – dice Neri – ma speriamo che chi lo acquista lo paghi almeno cinque euro, così da poter finanziare una nuova pubblicazione» – farà presto a farsi un’idea precisa, ma il comitato ‘No Inceneritori’ «vorrebbe avere delle risposte esaustive dagli unici che possono e forse dovrebbero darle. Tozzi Holding, che potrebbe fare un’operazione ‘trasparenza’ chiarendo se conosceva e conosce i soci segreti lussemburghesi; e i soci pubblici, che potrebbero spiegare se erano a conoscenza della presenza di questi soci segreti che, di fatto, hanno usufruito di finanziamenti anche loro pubblici».

Venerdì Ma intanto siamo arrivati alla vigilia della conferenza dei servizi in programma per venerdì e dal cui esito «capiremo, intanto se il Comune di Terni, forte del parere della Usl2 – chiarisce Fabio Neri – vorrà porre quel diritto di veto che bloccherebbe tutto. Se lo farà, difficilmente quell’impianto potrà ottenere il permesso di ripartire. Se non lo farà, Terni Biomassa avrà vita facile». Nel qual caso «ci metteremo subito al lavoro per raccogliere i 5 mila euro che servono per presentare il ricorso al Tar e i soldi per pagare gli avvocati che ci hanno garantito che lavorano ‘a tariffa minima’ – garantisce il portavoce del ‘No Inceneritori’ – e andremo avanti con una battaglia che riteniamo giusta e doverosa per la città».

 

 

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