Delitto Iordache: «No a ‘sconti’ per Arcangeli»

Terni: mercoledì il 46enne verrà giudicato dal gip Zanetti. È accusato di omicidio premeditato e occultamento di cadavere

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«Uno ‘sconto’ di pena perché avrebbe confessato l’omicidio e condotto gli inquirenti nel luogo dove aveva sepolto Victor Marian? Questa ipotesi non esiste e ci opporremo su tutta la linea. Andrea Arcangeli ha ‘vuotato il sacco’ solo dopo una vastissima attività di indagine condotta dalla procura e dalla squadra Mobile della questura, crollato dopo essere stato messo alle strette dagli inquirenti, nell’ultimo di una lunga serie di interrogatori. Alla famiglia di questo giovane, ucciso ad appena 38 anni, è stato restituito lo scheletro a oltre due mesi dalla sua scomparsa: crediamo basti per una condanna equa e quindi pesante».

«Nessuna attenuante» L’avvocato Massimo Proietti, che rappresenta la madre, la sorella e il fratello di Victor Marian Iordache, non vuole sentire parlare di ‘attenuanti’. Mercoledì l’assassino, il 46enne ternano Andrea Arcangeli, verrà giudicato dal gip Massimo Zanetti con rito abbreviato. Pesanti le accuse formulate dal pm Elisabetta Massini nei suoi confronti: omicidio volontario premeditato e occultamento di cadavere. L’uomo, difeso dagli avvocati Vittorina Sbaraglini e Francesco Mattiangeli, rischia una condanna a 30 anni di reclusione.

La vicenda La sera del 21 aprile 2014 – era Pasquetta – Andrea Arcangeli si trovava insieme al 38enne rumeno Victor Marian Iordache in via Mola di Bernardo all’interno del garage di proprietà del 46enne, nello stabile dove viveva con la famiglia, prima del trasferimento in un’abitazione di Miranda in ragione degli arresti domiciliari disposti dal gip. Fra i due, secondo gli inquirenti, c’era un rapporto di amicizia molto stretto, una ‘relazione sentimentale’ vera e propria. Il colpo mortale, sparato alla nuca del giovane con una Sig Sauer, sarebbe nato proprio da questo contesto segnato da una gelosia sempre più forte da parte di Andrea Arcangeli, da una situazione personale ed economica pesante e da qualche bicchiere di troppo che quella sera ne avrebbe allentato i freni inibitori.

Sepolto nel bosco Dopo averlo ucciso, Arcangeli era tornato in casa a dormire come se nulla fosse. Il mattino seguente aveva caricato il cadavere di Victor Iordache sull’auto della moglie, per poi dirigersi nei boschi fra Miranda e Stroncone – in località Fontana San Benedetto, zona che il 46enne conosce benissimo – dove lo aveva sepolto fra la fitta boscaglia della zona. Poi, nei giorni seguenti, era tornato lì per assicurarsi che nessuno – uomo o animale selvatico che fosse – potesse intuire la presenza di quel corpo. Per questo, per limitarne l’odore, l’aveva ricoperto non solo di terra, ma anche di cemento e calce.

La confessione Le indagini congiunte della squadra Volante e della squadra Mobile della questura di Terni erano scattate il 28 aprile con la denuncia di scomparsa da parte dei familiari del 38enne. Con il passare delle settimane il cerchio attorno ad Andrea Arcangeli si era stretto, fino al ‘crollo’ datato 2 luglio 2014. L’assassino aveva confessato tutto, conducendo gli inquirenti nel luogo dove oltre due mesi prima aveva sepolto Victor Marian Iordache.

«Giustizia» Da quel giorno i familiari del giovane rumeno non hanno mai smesso di chiedere giustizia e lo faranno anche mercoledì, nell’udienza da cui – salvo sorprese – emergerà la condanna nei confronti dell’omicida. «Per noi – afferma l’avvocato Proietti che li rappresenta – la premeditazione è del tutto evidente. Quella di Arcangeli è stata una ‘macchinazione’ finalizzata a liberarsi di un ‘peso’, un fatto tutt’altro che accidentale o casuale. Lo dimostrano tanti aspetti, non ultimo il fatto che l’omicida, nonostante una situazione di difficoltà economica, si fosse procurato la pistola pochi giorni prima dell’omicidio, nascondendola poi all’interno del garage, il luogo dove quella sera aveva portato Victor Marian. Da questo punto di vista il quadro è sin troppo chiaro».

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