Finta bomba a Terni: «È stato ex comunale»

Svolta per le indagini sul falso ordigno trovato lo scorso ottobre in Comune. Nei guai un 70enne con simpatie di estrema destra

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Un finto pacco-bomba – in gergo un ‘simulacro’ – senza alcun potenziale esplosivo ma così ben realizzato da creare un comprensibile e giustificato allarme. È quello che la mattina dello scorso 4 ottobre una centralinista del Comune di Terni aveva trovato in uno dei bagni posti al secondo piano di palazzo Spada, accanto all’ufficio dell’avvocatura comunale.

Le indagini All’interno c’era una sveglia ed intorno fili elettrici, paglia sintetica e un inquietante led lampeggiante. Un ‘bel’ lavoro da parte di chi voleva solo mettere paura, peraltro riuscendoci. A seguito dell’allarme, l’edificio era stato subito evacuato da polizia di Stato evigili del fuoco e immediate erano partite le indagini da parte della Digos della questura di Terni, coordinata dal dirigente Marco Colurci.

Denunciato Indagini che ora, a seguito delle ultime risultanze rappresentate dal test del Dna disposto dal pm Tullio Cicoria, hanno portato alla denuncia di un ternano di 70 anni – F.I. le sue iniziali – che, da pensionato, svolgeva alcune piccole mansioni nell’ambito del Comune di Terni e noto per la militanza in gruppi di estrema destra che, soprattutto negli anni ’70, avevano finito per creargli qualche grattacapo. Alla base del gesto non ci sarebbero comunque ragioni politiche. Deve rispondere dei reati di ‘procurato allarme’ e ‘interruzione di pubblico servizio’.

Le testimonianze Le indagini della Digos si erano subito concentrate sulla fascia oraria compresa fra le 9 e le 10 del mattino, dopo aver accertato che prima delle 9 il pacco non c’era. Dopo aver acquisito le testimonianze di circa trenta persone, coloro che in quel lasso di tempo erano saliti al secondo piano di palazzo Spada, i sospetti degli agenti si erano concentrati sul 70enne a causa di alcune piccole contraddizioni in quanto dichiarato, rispetto agli spostamenti effettuati.

Dna decisivo Successivamente dalle immagini della telecamera posta all’esterno del Comune era stato possibile risalire al momento esatto in cui il pensionato era entrato nell’edificio, con alcune risme di carta in mano. Nulla di troppo strano visto che uno dei suoi compiti in seno all’ente era quello di portare materiali del genere da un ufficio all’altro. A sciogliere i dubbi degli inquirenti è stato però il test del Dna effettuato dal servizio di polizia Scientifica presso il ministero dell’Interno.

Tracce biologiche da cui estrarre il Dna erano state individuate sulla sveglia ed uno dei panetti di plastilina contenuti nel ‘simulacro’. Elementi che, incrociati con i dati del 70enne, hanno dato la conferma ‘regina’ che ha portato alla sua denuncia a piede libero. Il pensionato ha comunque negato ogni addebito, dichiarando che quel giorno era entrato a palazzo Spada per invitare un conoscente – in effetti era vero – al proprio compleanno. Dichiarazioni che si sono poi scontrate con le risultanze delle analisi genetiche.

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