Il sisma mette in crisi l’ospedale di Terni

Con le criticità nelle strutture in Valnerina è aumentato l’afflusso dei pazienti con un intasamento delle corsie. Chiesta la collaborazione della Usl Umbria 2

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Il recente terremoto che ha messo in ginocchio il centro Italia, sta avendo riflessi importanti anche nell’azienda ospedaliera Santa Maria di Terni. «Nessun danno alla struttura – spiega il direttore sanitario Sandro Fratini -, ma la chiusura dei piccoli ospedali, delle Rsa e delle residenze per anziani, ha determinato un inevitabile maggior afflusso di pazienti e soprattutto un rallentamento importante dei tempi di dimissione degli stessi, con un intasamento delle corsie. I letti nei corridoi sono ricomparsi in numero consistente e rischiano di peggiorare con l’arrivo dell’epidemia influenzale».

I posti letto La direzione aziendale vuole evitare in tutti i modi di dover ridurre l’attività chirurgica programmata per liberare ulteriori posti letto di area medica, e a tal fine «nei giorni scorsi – aggiunge Fratini – abbiamo proposto alla Usl Umbria 2, all’interno del progetto di collaborazione già avviato, delle ipotesi di soluzioni che puntano al massimo utilizzo degli ospedali periferici, in particolare quello di Narni-Amelia, per collocare i pazienti nella fase di post acuzie, e liberare in tal modo spazi nei reparti del Santa Maria». L’azienda ospedaliera ha proposto, inoltre, di «collaborare alla gestione di tali pazienti con l’invio di geriatri e altri specialisti nelle sedi periferiche per supportare i medici dei presidi. Lo stesso supporto sarà garantito anche nel potenziamento dell’assistenza domiciliare, sempre per facilitare la dimissione dei pazienti dal Santa Maria».

Collaborazione Per ridurre al minimo l’impatto negativo di questi ultimi eventi sismici sui servizi sanitari, in termini di organizzazione, comfort e qualità globale delle prestazioni, sottolinea il direttore generale Maurizio Dal Maso, «stiamo cercando di mettere in campo tutte le soluzioni possibili. E richiediamo anche la preziosa collaborazione dei medici di medicina generale e dei cittadini stessi, per evitare quanto più possibile inutili afflussi al Pronto Soccorso e lasciare quindi tutti i letti a disposizione dei pazienti che hanno un bisogno di cura importante e non differibile».

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