Isis in Umbria, Squarta: «Siamo nel mirino»

L’allarme del capogruppo regionale di Fratelli d’Italia: «Non devono esistere coni d’ombra in cui si possa predicare l’odio verso l’occidente»

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A lanciare l’allarme è il capogruppo regionale di Fratelli d’Italia, Marco Squarta: «Nella difficilissima guerra contro l’Isis il nostro Paese rischia fortemente in termini di sicurezza, e non devono esistere coni d’ombra dietro i quali si
possa predicare l’odio verso l’Occidente. Servono regole più severe per i luoghi di culto in un momento storico complesso durante il quale la tensione è altissima». E l’Umbria secondo Squarta rischia: «Nel 2007 la Digos di Perugia a Ponte Felcino scovò una scuola del terrore di Al-Qaeda». Ma non solo.

Squarta ricorda infatti che, in quell’occasione, «gli imputati sono stati tutti condannati per addestramento al terrorismo e rimpatriati in Marocco. Addestravano perfino i bambini. In Italia – prosegue il capogruppo di FdI – ci sono 100 sospetti terroristi e 250 detenuti vengono sorvegliati in carcere per il rischio di radicalizzazione: Nel supercarcere di Spoleto un manipolo di maghrebini ha esultato dopo l’assalto al teatro Bataclan, a Capanne invece
gli agenti della Penitenziaria ad uno spacciatore tunisino, subito espulso, hanno sequestrato immagini di bandiere nere e foto di Osama Bin Laden».

Iniziativee prevenzione E tutto ciò accade – prosegue Squarta – «mentre le forze dell’ordine e i servizi segreti nell’era del web svolgono un lavoro complicato di intelligence e prevenzione. Ben vengano quindi – conclude – iniziative come quella del procuratore generale Fausto Cardella che ha appena sottoscritto un protocollo di intesa con la direzione nazionale antiterrorismo, dicendosi convinto che ‘la lotta all’Isis richieda un cambio di marcia’. Nell’immediato però la politica può intervenire sulle moschee abusive per aumentare il livello di sicurezza».

Moschee e centri islamici Ed ecco dunque la linea del capogruppo regionale di FdI: «Stabilire regole e farle rispettare non è discriminazione ma, anzi, è il presupposto fondamentale per far professare liberamente la religione nel nostro paese, valore fondante della Costituzione. Certamente, gli attacchi terroristici che continuano a ripetersi dal 2001 – New York, Madrid, Londra, Parigi, Bruxelles, Istanbul, per citarne alcuni di un elenco lunghissimo – devono farci riflettere su alcuni argomenti caldi come l’immigrazione e la minaccia del terrorismo. In una recente intervista il presidente del Copasir ha detto che noi italiani ‘siamo nel mirino dell’Isis’. Dobbiamo aspettare i morti per intervenire? Chiediamoci chi finanzia le moschee e i centri islamici. Spesso i soldi arrivano da governi musulmani fondamentalisti. La storia ci ha insegnato che quasi tutte le rivoluzioni e i sollevamenti popolari sono partite dalle moschee. è opportuno quindi concentrarsi in quelle del nostro Paese, soprattutto in quelle irregolari dove la preghiera è tenuta non da imam – conclude Squarta – quanto da mattatori con conoscenze discutibili del
Corano».

 

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