La malavita in Umbria, gli affari delle cosche

Prostituzione, droga e appalti dei sodalizi criminali che si insinuano nel tessuto economico locale e che spesso contano sull’appoggio di cittadini italiani

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L.P.

Non solo droga e stupefacenti. Nella relazione della Direzione nazionale antimafia presentata a Roma nei giorni scorsi c’è un capitolo che diventa pesante come un macigno. E che parla di gruppi stabilmente insediati nel territorio umbro con caratteri di autonomi sodalizi ma pur sempre collegati all’organizzazione madre calabrese.

La relazione E’ questa la fotografia che traccia il procuratore nazionale antimafia Franco Roberti, e che si pone in linea con un quadro nazionale in cui si rileva una presenza, sempre più massiccia e incisiva, sia quantitativamente che qualitativamente, della ndrangheta in praticamente tutte le regioni del centro-nord. Non solo presenze storiche in Lombardia, Piemonte ed Emilia Romagna e Lazio. Ma «sono attestate con chiarezza cellule solidamente impiantate in Liguria, Umbria, Veneto, e Marche».

Prostituzione C’è un’inchiesta, alla procura di Perugia, che è partita con le indagini del Ros e è stata soprannominata ‘Freedom’. Dal 2008 è attivo in Umbria, ma con collegamenti in altre aree del paese, un sodalizio multietnico dedito «alla tratta e alla riduzione in schiavitù di giovani immigrate, anche minorenni, provenienti principalmente dall’Est Europa, sfruttate sessualmente all’interno di night club gestiti da italiani». L’organizzazione criminale colpita dall’indagine, si legge nell’informativa, lungi dall’atteggiarsi a struttura piramidale, «si è manifestata come rete di connessione di più soggetti, o gruppi di soggetti, accomunati dall’intento di trarre profitto dall’attività di meretricio esercitata da donne provenienti dalla Romania, dalle repubbliche Ceca e Slovacca, dalla Polonia, dall’Ungheria e dalle repubbliche del Kazakistan, Uzbekistan e Kirghizistan».

La tratta Dimensione transnazionale, con un documentato collegamento tra i reclutatori delle vittime, stanziati nei paesi d’origine delle stesse e gli sfruttatori presenti in Italia, e stato di assoggettamento delle vittime sono tutti elementi che sono emersi dall’inchiesta e che ha visto emettere un avviso di conclusione delle indagini per 54indagati per associazione per delinquere finalizzata allo sfruttamento delle prostituzione, riduzione in schiavitù e tratta di esseri umani.

Droga Tra le principali attività oggetto d’indagini approfondite da parte della Dda di Perugia, quella a maggior incidenza risulta essere connessa con il traffico e spaccio di sostanze stupefacenti, attività di quasi esclusivo appannaggio di organizzazioni straniere. Magrebini, albanesi ma anche nigeriani spesso coinvolti in traffici internazionali e che possono contare sull’appoggio di cittadini italiani per lo smercio di cocaina, eroina – con dosi anche letali – e hashish.

E poi ci sono i rifiuti, vero core business dell’ecomafia di recente costituzione. Sono tutt’ora in corso le indagini preliminari da parte dei carabinieri del reparto tutela salute di Roma per un vasto traffico di rifiuti pericolosi che vengono smaltiti ed impiegati per la produzione, presso una ditta di mangimi per animali da carne, con conseguente grave rischio per la salute pubblica. In un altro procedimento il Noe ha denunciato alcuni imprenditori che hanno gestito illecitamente e in forma organizzata ingenti quantitativi di rifiuti speciali, procedendo allo smaltimento indiscriminato degli stessi su terreni e corsi d’acqua. E poi le indagini della Forestale su smaltimento di rifiuti particolari e l’inchiesta relativa alla Gesenu che riguarda un’attiva organizzata di traffico illecito di rifiuti e che vede coinvolti i vertici dell’azienda, laboratori d’analisi e discariche.

Estorsioni Altre attività investigative riguardano la silente e progressiva infiltrazione in Umbria di organizzazioni criminali di stampo mafioso, come le indagini del Ros di Perugia circa l’ipotesi di un’infiltrazione di un’associazione di tipo mafiosa – ‘ndrangheta calabrese – nel territorio umbro. L’organizzazione operante in Umbria, è coinvolta nel traffico, in incendi-danneggiamenti e azioni intimidatorie, compiute con modalità mafiose strumentali alle attività estorsive, nel controllo e nella gestione occulta di night, nello sfruttamento della prostituzione e nella gestione, attraverso interposte persone fungenti da prestanome, di attività economiche nel settore della ristorazione, bar e alberghi. Lo dimostrano anche le estorsioni denunciate da alcuni commercianti nell’area di Ponte San Giovanni. E poi ancora riciclaggio, rimpiego di proventi illeciti e appalti.

Appalti «L’elevato livello di attenzione investigativa sugli indici della presenza criminale mafiosa sul territorio, ha evidenziato interesse di imprese edili calabresi e campane al settore degli appalti pubblici ove, attraverso al pratica del massimo ribasso, si sono aggiudicati appalti – soprattutto nel settore edilizio, della gestione dei servizi sanitari e del ciclo dei rifiuti – in favore di imprese legate ad organizzazioni criminali, con l’ulteriore danno di alterare le leggi di mercato, a discapito delle imprese ‘sane’. Parimenti sospetti appaiono investimenti effettuati nel settore agrituristico – caratterizzati da consistenti investimenti finanziari a fronte di modesta redditività degli stessi – da parte di personaggi legati a clan mafiosi»

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