L’Umbria in crisi, soluzioni cercasi

Il piano della giunta per sostenere la ripresa di una delle regioni che ha pagato di più, nel Defr che sarà votato in aula martedì

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L.P.

L’Umbria è tra le regioni che ha pagato di più. Dopo 7 lunghi anni di crisi economica, il 2015 ha segnato alcuni primi timidi tentativi di ripresa, ma l’eredità lasciata nelle tasche dei cittadini in Umbria è stata più pesante che altrove.

Regione in sofferenza Lo ha sottolineato Eurostat, calcolando che tra il 2008 e il 2014 il Pil procapite degli italiani ha perso 1.100 euro a testa, passando da 27.600 euro a 26.500 l’anno, perdendo 4 punti percentuali. In Italia, oltre a Lazio e Campania, c’è anche l’Umbria che ha perso più di tutte le altre regioni, l’8,37% con un Pil procapite che si è fermato a 24.100 euro l’anno. E se l’anno scorso alcuni segnali di ripresa si sono intravisti, le sfide che attendono l’Umbria riguardano il mantenimento degli standard di benessere e le capacità di intervento della politica.

Defr Così, con un documento di 84 pagine suddiviso in 5 macroaree, istituzionale, economica, culturale, territoriale e sociale, dopo l’approvazione di lunedì in commissione la giunta regionale si appresta a portare in aula, martedì prossimo, il Defr, il Documento di economia e finanza regionale. Introdotto dal decreto legislativo 118/2011, il Defr contiene le linee programmatiche dell’azione di governo regionale necessarie per il conseguimento degli obiettivi di azione regionale ne quadro della finanza pubblica nazionale.

Il quadro E in attesa della discussione di martedì in Aula, vediamo cosa la giunta ha inserito nel vasto capitolo dedicato all’economia in previsione dei prossimi tre anni. Partendo dall’analisi del contesto nazionale e locale, il quadro tracciato dal documento presenta una fotografia di una regione che ha sofferto parecchio negli ultimi 5 anni di recessione. Nel primo semestre del 2015 le persone in cerca di occupazione in Umbria sono cresciute dell’1,5%, pari a circa 1300 unità, mentre il tasso di disoccupazione è rimasto sostanzialmente invariato rispetto al 2014 e precisamente stabile all’11,2% contro il 12,5% in Italia. Aumenta, invece, nei primi 9 mesi del 2015, la cassa integrazione, con quella in deroga che è balzata al 52,2% rispetto al 2014.

Sulla via della ripresa La strada che si vuol intraprendere appare quella di realizzare «azioni di governo volte a rafforzare i segni di ripresa economica sia sul versante della competitività rafforzare i segni di ripresa economica sia sul versante della competitività delle imprese che della creazione di posti di lavoro. Questa strategia verrà concretizzata con l’utilizzo dei programmi operativi cofinanziati dall’Unione europea, che avranno nel settennio che conduce al 2020 una dotazione complessiva (tra risorse comunitarie, nazionali e regionali) di 1,5 miliardi di Euro, con un impegno rilevante del bilancio regionale nella quota di cofinanziamento, circa 200 milioni di euro del bilancio regionale nel settennio».

Lavoro Effetti sociali pesanti, quelli derivati dalla crisi economica in Umbria. Per questo la Regione ha intenzione di mettere in campo tutti gli strumenti forniti dal Programma operativo regionale del Fondo sociale europeo. Quattro direttrici: occupabilità, adattabilità, imprenditorialità, pari opportunità. Tra gli interventi di sistema il potenziamento, con ruolo rafforzato, dei Centri per l’impiego che saranno più presenti nei servizi online e poi strumenti di supporto alle politiche attive del lavoro. Lotta alla disoccupazione di lunga durata con sostegno ai contratti di ricollocazione e alle assunzioni a tempo indeterminato soprattutto delle fasce deboli del mercato del lavoro, interventi a favore dei lavoratori coinvolti in situazioni di crisi, azioni per la crescita delle competenze del capitale umano.

Giovani Per quanto riguarda il programma Garanzia giovani, in Umbria sono oltre 16 mila i giovani che hanno aderito e oltre mille sono già stati presi in carico dai centri per l’impiego regionali. Percorsi formativi per gli adulti disoccupati saranno poi finanziati con i fondi del Por Fse, così come saranno aiutati, con percorsi di sostegno individuali i lavoratori coinvolti in situazioni di crisi. Attraverso la programmazione del Fondo sociale europeo si punterà molto sul sistema di formazione/lavoro messo in campo per innalzare la qualità del sistema di formazione regionale e creare posti di lavoro in settori strategici per l’innovazione. Inoltre, saranno messe in campo iniziative volte a garantire un reddito di inclusione attiva, utilizzando, ad integrazione delle misure nazionali previste dalla Legge di stabilità, specifiche risorse europee.

Polemiche In attesa delle osservazioni che saranno presentate in aula dalle opposizioni, intanto una prima analisi la fa il Movimento 5 Stelle che ricorda come ci siano circa 30 mila umbria che oggi sono costretti a vivere sotto la soglia della povertà. Lo stesso Pd, su impulso del segretario Giacomo Leonelli, aveva chiesto risorse per circa 10 milioni di euro da aggiungere ai 7 milioni che il Governo stabilisce per il Sostegno all’inclusione attiva. «Diciamolo chiaro – scrive in una nota il consigliere Andrea Liberati – i poveri non sono la priorità del Documento finanziario 2016-2018. Lo si evince plasticamente anche dalla collocazione delle poche, evanescenti righe riservate al tema. Occorre infatti scendere a pagina 74, taglio basso, per leggere qualcosa in merito». E infatti nel documento manca del tutto l’investimento che la Regione intende fare, in cifre, per sostenere chi è più in difficoltà. «Al di là dell’indecifrabile prosa –‘interventi capacitanti’- e ammesso poi che le risorse europee siano utilizzabili a tale scopo –forti riserve tecniche al riguardo- la Regione quanto metterebbe di risorse proprie? Ve lo diciamo noi: assolutamente niente. E’ questa la ‘sinistra’?»

 

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