L’Umbria ricorda l’arte di Carlo Quaglia

Una mostra con doppio allestimento: dal 29 settembre al 14 ottobre a palazzo Vecchio di San Gemini e a palazzo Montani Leoni di Terni

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La mostra ‘Carlo Quaglia – Dall’India alla Scuola romana. Opere 1943-1970’, dedicata all’artista ternano, è stata presentata mercoledì mattina a palazzo Donini a Perugia. La rassegna, resa possibile grazie al sostegno economico della fondazione Carit alla Giostra dell’Arme di San Gemini, sarà visitabile da sabato 29 settembre a domenica 14 ottobre nel doppio allestimento di palazzo Vecchio a San Gemini e di palazzo Montani Leoni a Terni.

Ricordare la figura umana e artistica di Carlo Quaglia

La mostra nasce dall’esigenza di ricordare la figura umana e artistica di Carlo Quaglia, artista importante per l’Umbria, nato a Terni ma vissuto e divenuto famoso a Roma, erede di quella tradizione pittorica che tra le due guerre fu della Scuola romana. In effetti, fu forte il suo legame con tale corrente artistica, nei riguardi dell’espressionismo di un Mafai o più attentamente delle cromie di Scipione. Un’eredità ben presto riconosciuta, visto che nel 1948 è già presente alla Biennale di Venezia, non una qualsiasi, ma la storica edizione di ripresa dopo la guerra e nello stesso anno lo troviamo pure alla Quadriennale romana. Quindi un veloce ingresso nel mondo artistico, supportato da inviti importanti e non sporadici, confermati nel corso degli anni cinquanta da altre due partecipazioni alla Biennale (1950 e 1954) e nuovamente in Quadriennale nel 1955.

La mostra

L’esposizione esplora dettagliatamente l’itinerario pittorico di Carlo Qauglia, dagli esordi durante la guerra, nel campo prigionia di Yol, in India, ai piedi dell’Himalaya, e prima ancora a Derna, in Libia, nel 1939 (ben descritto dalla ricca cronologia riportata in catalogo), e successivamente a Roma quando, col consenso dalla moglie Costanza decise di dimettersi dall’Esercito e di intraprendere professionalmente l’attività di pittore. Circa 70 le opere in mostra fra dipinti e disegni, che si pongono come primo obiettivo quello di inquadrare definitivamente l’artista, dopo l’importante rassegna organizzata a Terni nell’ormai lontano 1992 con testo di Vittorio Rubiu. Sette le sezioni tematiche: gli esordi in India, i ritratti, la natura morta, gli intonaci, il paesaggio romano, il paesaggio umbro, i disegni, che permettono al visitatore di attraversare l’intensa, sebbene non lunga, carriera dell’artista. Affascinante la sequenza di facciate dei palazzi romani, dove il ‘Rosso Quaglia’ emerge in tutta la sua poesia, mentre il tutto si arricchisce dei tanti ritratti di amici e compagni di strada, tra cui alcuni toccanti ritratti realizzati nel 1943 nei difficili anni della prigionia ed altri in cui ritrae se stesso e artisti come Sante Monachesi o Stradone, compagni di vita e di arte. Importanti anche le testimonianze riportate in catalogo tra cui quella della figlia Valeria Quaglia, cui si deve il supporto dell’intera esposizione e che ben ricorda le vicende, anche intime, del padre cui è stata sempre accanto nell’entusiasmante vicenda artistica e umana.

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