Moschea Umbertide: indagine su 2 giunte Pd

Accusa di turbativa d’asta e mancato rispetto delle regole di equità. Il nodo è l’allargamento dopo la prima assegnazione. Intervengono Lega e M5S

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Nuovi problemi per la cosiddetta ‘moschea’ di Umbertide: quello che sulla carta è un centro culturale islamico è finito sotto indagine per una serie di presunte irregolarità.

CASO MOSCHEA, LE TAPPE DELLA VICENDA

L’inchiesta

Il pm Gemma Miliani ha emesso gli avvisi di conclusione delle indagini preliminari nei confronti di amministratori ed impiegati comunali coinvolti nell’inchiesta. Sotto osservazione gli atti delle giunte municipali che hanno seguito l’iter, di due impiegati comunali che hanno preparato gli incartamenti e dei vertici dell’associazione culturale islamiuca. L’accusa: non avrebbero pubblicato un nuovo avviso d’asta in sede di assegnazione, violando quindi l’obbligo di trattare equamente tutti i soggetti portatori di interessi tutelabili, e – accusa più grave – avrebbero turbato e impedito «con mezzo fraudolento» l’asta pubblica avente ad oggetto la lottizzazione dell’area.

In poche parole

In pratica; dopo la prima assegnazione, quando il progetto è stato ampliato e il comune ha venduto all’associazione altri lotti, si sarebbe dovuto fare un nuovo bando perché magari ci poteva essere qualcun altro interessato a quei pezzi di terreno confinanti con il nascente centro islamico. Ovviamente, gli amministratori controbattono dicendo che il tutto rientrava nella medesima assegnazione e si trattava solo di un ampliamento del medesimo progetto.

La Lega: «Ci batteremo affinché rimanga chiusa»

«La Lega ha sempre dato battaglia per fare luce sul caso della moschea – ha detto in proposito Riccardo Augusto Marchetti – e grazie all’esposto dell’attuale sindaco di Marsciano, Francesca Mele, è stata aperta l’inchiesta che si è conclusa con tredici indagati per abuso d’ufficio e turbativa d’asta. Perché avrebbero proceduto all’assegnazione di ulteriori lotti senza provvedere alla pubblicazione di un nuovo avviso d’asta? E come mai, secondo gli inquirenti, avrebbero turbato e impedito l’asta in essere con mezzi fraudolenti? Sono molteplici le domande che devono avere risposta perché i cittadini, ignari di tutto, meritano chiarezza: se la magistratura confermasse ciò che è emerso dalle indagini, la comunità di Umbertide avrà il diritto di sapere quali interessi personali abbiano eventualmente mosso coloro che avrebbero dovuto pensare soltanto al bene della città che erano stati scelti per amministrare. Lasceremo che la magistratura faccia il suo corso perché non è compito della politica trovare colpevoli e ricercarne le cause ma come Lega ci batteremo senza tregua per far sì che non veda la luce».

M5S: «Lo diciamo da tempo»

Sull’argomento è intervenuto anche il movimento Cinque Stelle che esprime «pieno sostegno e fiducia» nell’operato della magistratura: «Siamo certi che sarà fatta finalmente luce sull’iter e sulla condotta dell’amministrazione, chiarezza che abbiamo come Movimento 5 Stelle da sempre e per primi chiesto a gran voce attraverso atti, consigli straordinari ed esposti alle autorità competenti. A prescindere dalle questioni giudiziarie che esigono rispetto e serenità di valutazione, esiste un giudizio politico-amministrativa sull’operato sia della vecchia che della nuova amministrazione totalmente negativo, evidenza di un disastro totale nella gestione della vicenda. L’assenza di un percorso condiviso e partecipato con la cittadinanza, di dialogo e di trasparenza ha trovato il proprio culmine nella mancata revoca in autotutela delle autorizzazioni e dell’assegnazione della superficie. Sulla mancata discontinuità politica da parte della nuova amministrazione leghista non mancheremo di far sentire il nostro fiato sul collo per imporre il dietro-front e stimolare una scelta coraggiosa definitiva». Lo dicono in un comunicato il neo consigliere regionale Thomas De Luca e il consigliere comunale di Umbertide Giampaolo Conti.

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