MotoGp, Petrucci: «Lotto contro la sfiga»

Terni, il pilota ancora costretto a guardare gli altri correre a Jerez e intanto fa i conti con la ‘sindrome del gatto nero’

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Problemi – e infortuni – in pista tanti. E fuori, a leggere le ‘avventure’ di Danilo Petrucci, non è che le cose vadano meglio.

Il recupero Prosegue senza sosta il lavoro di recupero e l’allenamento del pilota ternano in vista del gran premio francese di Le Mans, l’8 maggio, quando il ‘ducatista’ del team Octo Pramac Yakhnich farà il suo rientro dopo il duplice infortunio alla mano destra subito tra Australia e Qatar. Ma la ‘sindrome del gatto nero’ sembra non volerlo abbandonare.

La mano di Petrucci dopo il nuovo infortunio in Qatar a marzo (foto Petrucci)

La mano di Petrucci dopo il nuovo infortunio in Qatar a marzo (foto Petrucci)

Una sfortuna dietro l’altra A Phillip Island, in uno dei test ufficiali, Petrucci aveva riportato la frattura del secondo, terzo e quarto metacarpo della mano destra e, in occasione delle qualifiche per il debutto ufficiale in Qatar, la situazione era ulteriormente peggiorata: spostamento di un segmento osseo del terzo metacarpo al termine della fp3 e addio inizio di stagione. A correre in  Argentina, Stati Uniti e – questa domenica – Spagna è Michele Pirro, pronto però a cedere il posto a partire dall’appuntamento in terra francese. Intanto però le sventure del ternano proseguono.

Allenamento e caldaie A raccontare l’ennesimo episodio no è lo stesso Petrucci, tramite il suo account ufficiale Facebook: «È sabato ed è previsto un lungo allenamento in bici, però piove, ma non importa, cominci dopo un po’ a sentire freddo, ma non importa, dopo un po’ sei mollo, ma non importa. Poi – continua il ternano – quando sei a 70 chilometri da casa grandina, ma non importa, dopo un po anche il cellulare ti lascia solo, imbevuto d’acqua ormai, ma non importa aver perso un cellulare e tutti i dati dell’allenamento perché oggi sei un leone e vai sopra a tutti i problemi, freddo, acqua, vento, mani paralizzate. Niente mi ha fermato, ma quando sono arrivato – l’ironico commento del centauro – a casa dopo sei ore e anche la caldaia era rotta, è stato lì che avrei preferito un calcio dritto nelle palle».  E via con la sfiga. Sperando che si fermi a maggio, perché la Desmosedici lo attende.

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