Omicidio Iordache: appello il 25 maggio

Terni, fissata l’udienza di fronte alla corte d’assise d’appello di Perugia. Andrea Arcangeli in primo grado era stato condannato a 16 anni

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E’ stato fissato per il prossimo 25 maggio il processo di appello nei confronti del 46enne ternano Andrea Arcangeli, condannato in primo grado, con rito abbreviato, a 16 anni di reclusione per l’omicidio – volontario – del 38enne rumeno Victor Marian Iordache, ucciso il 21 aprile del 2014 in un garage di via Mola di Bernardo e poi sepolto nei boschi fra Stroncone e Miranda.

OMICIDIO IORDACHE: 16 ANNI AD ARCANGELI

L'avvocato Francesco Mattiangeli

L’avvocato Francesco Mattiangeli

«Pena più lieve» Di fronte alla corte d’assise d’appello di Perugia ci si è arrivati in seguito all’istanza presentata dal legale difensore dell’omicida – l’avvocato Francesco Mattiangeli – secondo il quale «la riduzione legata alle attenuanti generiche, in primo grado, è stata sin troppo modesta». Obiettivo della difesa è ottenere una riduzione della pena.

ARCANGELI ESCE DAL TRIBUNALE, VIDEO

Avvocato Massimo Proietti, Terni - 30 marzo 2015

L’avvocato Massimo Proietti

‘Battaglia’ legale Non la vedono così i familiari di Victor Marian Iordache, rappresentati dall’avvocato Massimo Proietti del foro di Terni: «Non abbiamo ritenuto soddisfacente la sentenza di primo grado che ha reso solo in parte giustizia ai familiari del giovane brutalmente assassinato. Per questo saremo in appello, per ribadire che nessuno ‘sconto’ è possibile a fronte di un omicidio efferato e seguito da una condotta, da parte dell’autore, assolutamente grave».

L’omicidio La sera del 21 aprile 2014 – era Pasquetta – Andrea Arcangeli si trovava insieme al 38enne rumeno Victor Marian Iordache in via Mola di Bernardo, all’interno del garage di proprietà del 46enne, nello stabile dove viveva con la famiglia, prima del trasferimento in un’abitazione di Miranda in ragione degli arresti domiciliari disposti dal gip. Fra i due, secondo gli inquirenti, c’era un rapporto di amicizia molto stretto, una ‘relazione sentimentale’ vera e propria. Il colpo mortale, sparato alla nuca del giovane con una Sig Sauer, sarebbe nato proprio da questo contesto segnato da una gelosia sempre più forte da parte di Andrea Arcangeli, da una situazione personale ed economica pesante e da qualche bicchiere di troppo che quella sera ne avrebbe allentato i freni inibitori.

Sepolto nel bosco Dopo averlo ucciso, Arcangeli era tornato in casa a dormire come se nulla fosse. Il mattino seguente aveva caricato il cadavere di Victor Iordache sull’auto della moglie, per poi dirigersi nei boschi fra Miranda e Stroncone – in località Fontana San Benedetto, zona che il 46enne conosce benissimo – dove lo aveva sepolto fra la fitta boscaglia della zona. Poi, nei giorni seguenti, era tornato lì per assicurarsi che nessuno – uomo o animale selvatico che fosse – potesse intuire la presenza di quel corpo. Per questo, per limitarne l’odore, l’aveva ricoperto non solo di terra, ma anche di cemento e calce.

La confessione Le indagini congiunte della squadra Volante e della squadra Mobile della questura di Terni erano scattate il 28 aprile con la denuncia di scomparsa da parte dei familiari del 38enne. Con il passare delle settimane il cerchio attorno ad Andrea Arcangeli si era stretto, fino al ‘crollo’ datato 2 luglio 2014. L’assassino aveva confessato tutto, conducendo gli inquirenti nel luogo dove oltre due mesi prima aveva sepolto Victor Marian Iordache.

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