Con decreto del ministero dell’economia e delle finanze, è stato disposto l’aumento del costo del permesso di soggiorno elettronico che passa da 27,50 a 30,46 euro. Oggi chi lo richiede, ne rinnova la durata, aggiorna o ne chiede il duplicato, si troverà a versare 110,46 euro per permessi di durata inferiore a un anno, 130,46 euro per permessi di durata fino a due anni e 230,46 euro per permessi oltre i due anni.
«Aumento ingiusto» «Si tratta di un provvedimento assolutamente ingiusto nei confronti dei lavoratori stranieri e delle loro famiglie, già duramente colpiti dalla crisi economica anche sul nostro territorio – commenta Petre Minodora, responsabile immigrazione Cgil Terni -. E questo nonostante la condanna ricevuta lo scorso settembre da parte della Corte di giustizia europea che, su ricorso di Inca e Cgil, ha giudicato eccessivo l’importo richiesto per il permesso. Siamo di fronte – conclude la responsabile – ad una vera e propria presa in giro nei confronti degli stranieri, già chiamati a versare somme ingenti, per poi richiederne subito dopo la restituzione sulla base della sentenza della Corte di giustizia europea, il cui giudizio è vincolante per lo Stato. Un’occasione persa dal governo per cancellare questa tassa ingiusta e riportare il costo del permesso di soggiorno a una cifra pari a quella sostenuta per altre pratiche della pubblica amministrazione».
Rimborsi L’Inca e la Cgil da tempo hanno avviato la campagna d’inoltro delle domande di rimborso e invitano i lavoratori stranieri e le loro famiglie nei propri uffici per ottenere la restituzione di quanto già versato da gennaio 2012, data di entrata in vigore del decreto sull’ulteriore contributo.