Perugia, 50 famiglie ‘prigioniere’ in centro

In via del Parione da due mesi ci sono le impalcature per i lavori all’ex carcere. Dal ministero della Giustizia nessuna risposta sul cantiere e i cittadini chiedono un’assemblea

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L.P.

Sono trascorsi quasi due mesi ma le impalcature sono sempre lì e i cittadini vivono praticamente ‘ingabbiati’ tra via del Parione e via Torcoletti. «Per quanto ancora dovremo vivere in queste condizioni?», si chiedono i residenti.

via-del-parione-perugiaVia del Parione Sono circa una cinquantina le famiglie che, da novembre, non possono più rientrare nella via di casa con la macchina o che, per portare a casa la spesa, devono fare dieci minuti di strada a piedi. «Non vogliamo fare polemiche – afferma Roberto Biselli, uno dei residenti – perché con i danni che ha provocato il terremoto ora c’è chi non ha più una casa. Ma qui il problema è che dei cittadini che vivono di fronte a una struttura di proprietà dello stato non sono tenuti al corrente della situazione della stessa. E’ un paradosso».

LE FOTO DEL CANTIERE

La vicenda Le impalcature, in via del Parione, sono state montate lo scorso novembre, dopo il violento nubifragio che ha colpito Perugia e a causa del quale erano cadute alcune tegole e qualche coppo dall’ex carcere femminile sulla strada sottostante. In neanche un mese gli operai della ditta incaricata di fare i lavori hanno completato i lavori e se ne sono andati. Ma le ‘gabbie’ sono rimaste lì, rendendo difficile l’accesso anche ai pedoni, chiudendolo del tutto alle auto anche dei residenti.Probabilmente, questa è l’ipotesi che va per la maggiore, chi effettuava i lavori, si è accorto, in corso d’opera, che non bastava la messa in sicurezza del tetto.

I lavori  I tetti, tutti quanti, sarebbero a rischio crollo e anche le mura che circondano la struttura avrebbero numerose crepe, probabilmente anche a causa delle recenti scosse di terremoto. Ci vorrebbe, insomma, un investimento ben più cospicuo, lavori per una cifra che si aggira sui 40 milioni di euro. Ma il comune è con le mani legate, essendo la struttura di proprietà del demanio dello stato. «Quindi noi cittadini non possiamo sapere nulla – prosegue Biselli – e il rischio è che anche le poche attività commerciali rimaste siano destinate a trasferirsi altrove». Come Scorzoni, lo storico rivenditore di prodotti tecnologici e digitali che, da due mesi, non può più accedere al laboratorio.

Quartiere a rischio «Sappiamo che non è competenza del Comune – prosegue Biselli – e non vogliamo davvero creare sterili polemiche. Ma pretendiamo risposte, notizie certe su quanto ancora rimarranno le impalcature, se ci sono i soldi per concludere i lavori e che fine farà il nostro quartiere già messo a dura prova dallo svuotamento del centro storico di Perugia. Qui si rischia di desertificare un altro pezzo di città, si è creata un’altra zona d’ombra in una parte di Perugia, quella che fa accedere al centro storico tramite le scale mobili che collegano al centro da piazza Partigiani, venga abbandonata a se stessa».

Cittadella giudiziaria Tra lo Stato, proprietario dell’immobile attraverso il ministero di Giustizia, e il comune, che continua a rassicurare i cittadini circa la sicurezza dell’intera aerea – proprio lunedì, infatti, alcuni residenti assieme all’associazione di rione Porta Eburnea hanno incontrato il dirigente Vincenzo Piro – in mezzo c’è anche la Regione dato che, per l’immobile, è stato redatto il progetto di creazione della cittadella giudiziaria. Lo scorso 9 dicembre, infatti, a Roma, la presidente Marini ha incontrato i vertici del ministero per discutere del recupero dell’ex carcere di piazza Partigiani. Ma, com’è prassi, i tempi sono molto lunghi.

Assemblea pubblica Intanto sempre Piro ha rassicurato i cittadini e sembrerebbe che, a fine gennaio, l’intervento di messa in sicurezza dovrebbe concludersi definitivamente e le impalcature essere smontate. Non dipende dal Comune, si affrettano a dire da palazzo dei Priori, e a Roma le cose devono ancora essere sbloccate. Intanto, subito dopo l’Epifania, è in programma un’assemblea pubblica con residenti, commercianti, rappresentanti dell’amministrazione e il direttore del dipartimento penitenziario di Capanne. «Dopo la Befana ne sapremo sicuramente qualcosa di più – afferma Giancarlo Barboni, presidente dell’associazione Porta Eburnea – per il momento ci hanno detto che l’intera area sarà messa in sicurezza». Anche se ancora non si sa bene quando.

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