Perugia, è allarme: funghi sospetti

Negli ultimi giorni l’azienda ospedaliera ha registrato 10 casi in cui è stato necessario l’intervento dei sanitari

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Dall’azienda ospedaliera di Perugia, arriva l’allarme da intossicazione da funghi. Negli ultimi giorni sono stati, infatti, registrati 10 casi in cui è stato necessario l’intervento dei sanitari della struttura complessa di medicina del lavoro, malattie respiratorie e tossicologia professionale e ambientale. Tra i casi, una famiglia della periferia di Perugia (un bambino e i genitori) i ricoverati e dimessi a inizio di settimana, dopo le cure del caso.

Alzare la guardia «Il fenomeno non accenna ad arrestarsi e per questo occorre informare la popolazione dei rischi che si corrono nel consumare funghi di cui non è stata accertata la commestibilità», spiega il direttore della struttura Giacomo Muzi. «E’ necessario alzare la guardia anche per non disperdere risorse che potrebbero essere utilizzate per curare altre patologie. Le categorie sociali e le età sono le più diverse: un impiegato di 50 anni che aveva raccolto e mangiato una quantità abbondante di funghi; una ragazza extracomunitaria che svolge l’attività di badante e che aveva mangiato funghi in casa della donna che assiste. L’ultimo caso è di giovedì, tre persone della zona del Trasimeno con sindrome gastrointestinale ad insorgenza tardiva, che e hanno ingerito funghi non controllati».

Condizioni stazionarie Nella maggioranza dei casi, «fortunatamente, si è trattato dei casi di patologie gastrointestinali ad insorgenza precoce, solo in un caso le terapie sono state, invece, più complesse con insorgenza di nausea, vomito e diarrea profusa». Le condizioni degli ultimi tre casi da intossicazione, conclude il professore, «due coniugi e un ospite che sembra abbia raccolto i funghi, sono stazionarie. Per loro prosegue il trattamento come da protocollo per sindromi tardive – Amanita – che prevede lavanda gastrica, idratazione, somministrazione di carbone attivo e stretta sorveglianza dei parametri di laboratorio, soprattutto per quelli relativi alla tossicità a carico del fegato».

La stagione della raccolta dei funghi in pieno svolgimento, favorita anche dalle condizioni climatiche, come ogni anno, ha fatto registrare casi di intossicazione da funghi in tutte le regioni italiane. «Presso i Centri antiveleni continuano ad arrivare richieste di consulenze per sospetta intossicazione da ingestione di funghi non controllati – sottolinea il professor Muzi – in alcuni casi si rende necessario sottoporre i pazienti a trattamenti intensivi e in alcuni perfino a trapianto di fegato». I medici raccomandano grande cautela nella raccolta e nel consumo di funghi con l’indispensabile verifica della commestibilità da parte di esperti micologi che deve essere eseguita presso i servizi territoriali delle Aziende sanitarie locali o altri servizi dedicati.

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