Perugia, Sant’Angelo: un parco ‘inesistente’

Un pomeriggio nella grande area verde alle spalle di corso Garibaldi: erbacce, tronchi caduti, spacciatori, ma soprattutto un senso di isolamento e solitudine che atterrisce

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di P.C.

Il titolo di questo articolo non è farina del nostro sacco. Dobbiamo ammetterlo. Lo ha coniato per noi, senza saperlo, un signore perugino sulla sessantina, a cui abbiamo chiesto informazioni.

LE FOTO DEL PARCO

Parco Sant'Angelo ingresso corso GaribaldiL’indicazione per l’ingresso Era da un po’ che giravamo per trovare l’ingresso ‘superiore’ del parco, quello che – attraverso una piccola stradina – affaccia su corso Garibaldi. Si stava facendo buio. Così, all’altezza di Porta Sant’Angelo, abbiamo chiesto informazioni a due signori che parlottavano: «Scusi, dov’è Parco Sant’Angelo?». E uno di loro: «Parco Sant’Angelo? Non esiste!». Non c’è stato bisogno di ulteriori domande. L’uomo, quasi a volersi spiegare col suo interlocutore, ha chiarito: «Perché quello qui dietro ti sembra un parco? Io non credo di esserci mai entrato negli ultimi anni».

Parco Sant'Angelo ingresso corso GaribaldiIngresso ‘privato’ Con questa presentazione, che di primo acchitto ci era sembrata esagerata, abbiamo seguito le indicazioni e raggiunto, non senza fatica, il piccolo ingresso del parco: da via del Canerino, con un po’ di intuito si arriva alla stradina che sta dietro un grande palazzo, su cui si apre una porticina con una grande porta di ferro massiccio che – intuiamo – viene chiusa di notte per evitare intrusioni improprie nelle abitazioni vicine. È un parco pubblico ma in realtà sembra di entrare in un giardino privato, varcando un muro di cinta.

Parco Sant'Angelo ingresso corso GaribaldiMura di cinta Una volta entrati – come Alice nel Paese delle Meraviglie – il panorama è bellissimo (e chi lo nega) e anche abbassando lo sguardo si intuisce che quella distesa di erbacce, tronchi e rifiuti apparentemente senza un senso logico potrebbe essere (e in passato lo è stato) un piccolo gioiellino. Ci sono quattro panchine per ammirare il paesaggio. Ma nessuno vi è seduto. Eppure sono le sette, l’ora in cui si esce dall’ufficio, e il tempo è bello. A destra e sinistra alti muri di cinta aggrediti dalla vegetazione. 

Parco Sant'Angelo Perugia 3 maggio 2017La sensazione di isolamento Più sotto, quello che una volta doveva essere un anfiteatro e ora è una piazzetta dove un gruppetto di persone contratta qualcosa con fare losco (sembrano spacciatori, ma dirlo con certezza non si può). Facciamo due volte il percorso. La seconda ci puntano e sembrano provare a inseguirci. Forse è solo una sensazione, dettata dalla paura di sentirsi soli in un posto chiuso, ma nel dubbio allunghiamo il passo. Un albero caduto sul sentiero intralcia una possibile via di fuga: rapida inversione e via da dove siamo entrati. Ci rendiamo conto che si può uscire solo da dove si è rientrati, attraverso un’unica via di accesso. Nessun altra via di fuga per tornale all’auto.

Parco Sant'Angelo Perugia 3 maggio 2017Via Francigena Dall’altro ingresso, quello inferiore, con accesso da via Sperandio (sic!), è un po’ lo stesso discorso: si parcheggia l’auto in uno spiazzo e ci si incammina lungo una stradina in salita che ti accoglie con un altro tronco caduto di traverso, a sbarrare la strada e la visuale. Due cartelli, quasi del tutto coperti di foglie, lasciano intuire che quello è il «Parco P. S. Angelo» e che il percorso fa parte della via Francigena di San Francesco. Quindi di un itinerario che in teoria sarebbe meta di pellegrini e turisti della fede.

Parco Sant'Angelo Perugia 3 maggio 2017Strade coperte da erba Anche da questo lato i sentieri non accolgono, bensì ostacolano. Ci si incammina come in una escursione, più che in una passeggiata. Ed è facile sbagliare strada. In alcuni punti lo sterrato è coperto da erba tagliata: sappiamo che è cominciato l’ennesimo intervento di recupero (ce ne sono stati diversi negli ultimi anni) ed è per questo che si vedono pochi rifiuti. E le erbacce che coprono i sentieri potrebbero essere (anche) il prodotto di una prima tosatura.

Parco Sant'Angelo Perugia 3 maggio 2017L’uomo che dorme nel bagno Sbagliando strada, arriviamo nel casotto dove appena due giorni fa la Polizia Municipale ha trovato un tunisino che dormiva nel bagno pubblico. Ci avviciniamo per fotografare. E troviamo una persona sdraiata. Forse lo stesso tunisino di due giorni fa o uno che ha preso il suo posto. Si è ridestato e non ce la siamo sentiti di scattare una foto: un po’ per rispetto della sua dignità, un po’ per paura. Poteva essere un malintenzionato, un drogato in crisi di astinenza, una persona fuori di testa. E il primo istinto è stato quello di fuggire, di allontanarsi da lì. Ma avevamo sbagliato strada e ci siamo trovati in un vicolo cieco, a ridosso della scarpata che dà sulla provinciale: ancora quella sensazione di sentirsi in trappola. Sembra che questo posto sia stato progettato come location ideale per i malintenzionati e per chi vuole rifugiarsi lontano da occhi indiscreti.

Parco Sant'Angelo Perugia 3 maggio 2017L’intervento del Comune Sappiamo che è in corso una operazione di pulizia. Dalla settimana prossima si interverrà sull’aspetto di manutenzione della vegetazione grazie all’Afor (Agenzia forestale regionale dell’Umbria) che agisce in regime di delega per la manutenzione dell verde comunali. La Gesenu ha già fatto una parte del lavoro eliminando i residui di scampagnate e i giacigli di fortuna che erano in particolare a ridosso degli ‘Arconi’, le strutture che sorreggono la parete esterna del distretto militare. Probabilmente sarà smantellato il casotto che ospita i bagni pubblici (quello dov’era il tunisino), per evitare che diventi (o, meglio, continui ad essere) ricovero per sbandati.

Parco Sant'Angelo Perugia 3 maggio 2017Problema logistico Ma il problema non sono (solo) le erbacce, le staccionate cadenti, gli scaloni sconnessi. E a ben vedere non sono nemmeno i tossicodipendenti che lasciano siringhe e bottiglie di plastica. O il casotto che diventa rifugio per senzatetto. E nemmeno quei due o tre spacciatori che parlottano e di tanto in tanto ti lanciano qualche occhiata.

Un mondo a parte Il problema è che a Parco Sant’Angelo c’è solo questo. Non c’è altro. Non c’è vita. La zona non è frequentata. In quasi due ore non abbiamo visto né bambini né coppie né giovani che fanno sport. Solo (presunti) spacciatori e vagabondi. E la sensazione è che la causa non siano solo i problemi che abbiamo appena elencato (le erbacce, i tronchi, le staccionate e così via), ma proprio il fatto che non sia frequentato per motivi logistici. Parco Sant’Angelo sembra estraneo a ciò che c’è intorno. Un non luogo. Inesistente, appunto. Un mondo a se stante, lontano dagli occhi dei passanti. Un labirinto con due sole vie di fuga, peraltro strette e impervie, che se ti capita di entrarci ti senti all’improvviso solo. In trappola. 

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