Sequestra agente e punta lametta al collo

Perugia, terrore martedì sera nel carcere di Capanne. Protagonista del fatto un detenuto nigeriano. Coinvolto anche un tunisino

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Un assistente capo della polizia penitenziaria sequestrato per oltre mezz’ora – con tanto di lametta puntata alla gola – da un detenuto di nazionalità nigeriana che sta scontando una lunga pena. Terrore nella serata di martedì, intorno alle ore 22.30, nel carcere perugino di Capanne. A riferire sulla pesante vicenda, conclusa fortunatamente senza gravi conseguenze, è il vice segretario regionale del sindacato di polizia penitenziaria Osapp, Angelo Romagnoli.

La richiesta

Tutto è partito dalla richiesta di due detenuti, ristretti presso il reparto penale – lo stesso dove un mese fa circa un ispettore di polizia era stato aggredito riportando lesioni ad un piede e una prognosi di trenta giorni -, di poter parlare con l’ispettore di sorveglianza per chiedere il trasferimento da Perugia, dove evidentemente non si trovano bene. I due – il nigeriano, appunto, ed un detenuto tunisino, entrambi sui 30 anni di età – sono stati accompagnati, dopo le procedure previste, presso l’ufficio dell’ispettore di sorveglianza. Lì hanno spiegato il loro problemi e il tutto, l’eventuale soluzione, è stata rimandata a mercoledì mattina.

Il caos

I due sono stati così riaccompagnati presso il reparto – dove le celle sono aperte dalle ore 9 alle 21 – e lì la situazione, inizialmente apparentemente tranquilla, è invece degenerata. Il tunisino ha prima tentato di dare fuoco al materasso, portando all’immediato intervento degli agenti con gli estintori in dotazione. Il nigeriano invece, approfittando del parapiglia, ha letteralmente trascinato l’assistente capo in un angolo, puntandogli la lametta al collo, mentre l’altro detenuto – per complicare ancora di più la situazione – cercava pure di rompere i vetri del corridoio.

Pazienza

La situazione è apparsa a tutti, subito, ad alto rischio. Solo il paziente dialogo condotto dal personale e dalla direttrice del carcere di Perugia, dopo circa mezz’ora, ha portato il giovane nigeriano a desistere. L’agente sequestrato è stato affidato ai medici e per lui c’è una prognosi di 15 giorni per la brutta situazione – ovviamente stressante – che è stato costretto a vivere. Di contro per i due detenuti, ora in isolamento, sono partiti i procedimenti disciplinari.

La protesta

Romagnoli dell’Osapp non usa mezzi termini: «Dopo l’aggressione al collega, un mese fa, con lesioni serie, ora ci troviamo a commentare un fatto gravissimo. Fortunatamente non è successo l’irreparabile, ma ci siamo andati vicini. Qui a Perugia serve personale, senza se e senza ma. Perché i baschi azzurri sono pochi rispetto alle esigenze di una struttura carceraria segnata da numerose criticità».

Il Sappe

Anche il sindacato Sappe, attraverso il segretario nazionale per l’Umbria, Fabrizio Bonino, ricostruisce l’accaduto: «Ieri sera (martedì, ndR) verso le 22, al reparto penale della sezione 2° del carcere tre detenuti (un tunisino, un cubano e un francese) hanno incendiato un materasso e lenzuola. Quando l’assistente capo di polizia penitenziaria di servizio se n’è accorto, si è recato sul posto e mentre ritornava al box per dare l’allarme con violenza è stato preso da dietro e scaraventato a terra. Nella caduta ha avuto la lucidità e la prontezza di lanciare le chiavi delle celle verso il box dove il preposto le ha prese e immediatamente ha chiuso il box dando l’allarme. Il collega è stato preso dai detenuti e portato in fondo alla sezione, con una lametta alla gola. Successivamente, dopo una trattativa di circa due ore a cui hanno presenziato anche direttore e comandante, si è riusciti a liberare il poliziotto penitenziario sequestrato, che è stato poi portato in ospedale e dal quale è uscito successivamente con una prognosi di 15 giorni per trauma cranico. Sembrerebbe che i motivi che hanno scaturito il sequestro erano motivi legati al lavoro e alla volontà degli stessi di partire da Perugia. Al collega sequestrato – afferma Bonino – va tutta la solidarietà del Sappe, ma questo è un evento gravissimo che non può rimanere senza conseguenze. Inutile evidenziare che questo ennesimo episodio di violenza ed aggressione nei confronti del personale non sono altro che le risultanze di quello che il Sappe ha denunciato da tempo, ossia una inesistente sicurezza sui posti di servizio detentivo ove i detenuti ormai la fanno da padrone. Infatti a nulla sono valse sino ad oggi le nostre denunce e le nostre azioni dirette alla nostra Amministrazione ed ad altre autorità e per questo è necessario che si provveda un immediato cambio circa la gestione delle carceri italiane, evidentemente troppo sproporzionata a danno della sicurezza interna». Solidarietà alla polizia penitenziaria di Capanne a Perugia arriva anche da Donato Capece, segretario generale del Sappe, che evidenzia la tensione nelle carceri del paese: «Serve subito un tavolo di confronto sulle criticità penitenziarie al ministero della giustizia. Non è ammissibile tutto quel che sta accadendo. La situazione nelle carceri si è notevolmente aggravata rispetto agli anni precedenti».

La Uilpa

Interviene anche il segretario generale regionale della Uilpa Penitenziari Umbria, Roberto François: «Per pretestuosi motivi, nella tarda serata di ieri (martedì, ndR) tre detenuti extracomunitari hanno preso in ostaggio un agente. Dopo averlo scaraventato a terra, con conseguente battuta del capo, i detenuti lo hanno portato in fondo al corridoio di sezione minacciandolo con una lametta alla gola. Nel contempo con un’altra lametta un detenuto si auto lesionava minacciando chiunque si avvicinasse. Dopo circa 30 minuti in cui si è temuto il peggio in quanto gli stessi erano particolarmente agitati e uno in particolare risultava avvezzo a comportamenti violenti, i detenuti desistevano dall’azione criminosa e violenta, grazie alla mediazione del personale intervenuto. Tutto questo – afferma François – si sta verificando con pericolosa frequenza, sia in Umbria che negli altri istituti italiani, a causa di un’amministrazione centrale completamente assente e sorda al grido di allarme che i poliziotti penitenziari. Auguriamo al collega una pronta guarigione per la pesante circostanza subita, sia fisica che psicologica».

S.PP. dice la sua

Secondo Aldo Di Giacomo, segretario del Sindacato di Polizia Penitenziaria, «il gravissimo episodio che ha avuto come vittima un assistente capo della polizia penitenziaria, tenuto in ostaggio nella notte per circa mezz’ora con una lametta al collo da due extracomunitari detenuti nel carcere di Capanne, a Perugia, è solo uno della trentina di casi di aggressione contro personale penitenziario, che avvengono quotidianamente nelle carceri italiani e in gran parte senza alcun clamore. Se non si interviene con immediatezza e con i provvedimenti necessari, presto sarà indispensabile una legge speciale per garantire il controllo degli istituti di pena che oggi in numero sempre più preoccupante è nelle mani di detenuti».

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