«Presa la banda dei finti agenti»: paura e fake news via social

Psicosi fra gli automobilisti, racconti di vittime scampate e notizie (false) di arresti. C’è pure un finto identikit. Inizio di settimana confuso e complesso per l’arma. Il nodo della arterie provinciali

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di P.C.

In tempi di social newtwork e sistemi di messaggistica istantanea, ogni sentimento si propaga e aumenta di consistenza alla velocità della luce. Vale per la paura ma anche per le fake news. È un po’ quello che sta succedendo per quella che è stata ribattezzata la banda dell’Audi bianca, parafrasando il tristemente noto caso di cronaca della Uno bianca che funestò il centro Italia fra la fine degli anni Ottanta e l’inizio dei Novanta.

La paura corre sul web

È così, anche sfruttando l’effetto immaginifico ed evocativo dello slogan paracinematografico, in questi giorni fra Umbria e Toscana (soprattutto) corre sui social la psicosi della banda dei finti carabinieri. Si moltiplicano le segnalazioni e le testimonianza, più o meno attendibili. Per carità, il problema c’è: le denunce su rapine subite da finti agenti sono reali. Qualche dubbio, invece, gli inquirenti ce l’hanno sulla attendibilità di molte segnalazioni e avvistamenti. E addirittura, nella mattinata di martedì, si è diffusa anche la notizia del loro arresto. Falsa. Con tanto di foto. Falsa pure quella (si riferisce ad un’altra operazione, condotta in Lombardia, per una questione di droga).

Gli ultimi casi

Domenica pomeriggio a Marciano della Chiana (Arezzo), due persone, marito e moglie, sono state rapinate e malmenate da finti agenti (in questo caso erano travestiti da poliziotti). Solita dinamica: paletta, lampeggianti, pistola in pugno. A lui hanno tolto un Rolex a lei la collanina. Poi le botte. La sensazione, in questo come nei precedenti casi, è che l’auto sia stata ‘puntata’. Non si trattava cioè di un colpo a caso. E anche in questo caso la vettura segnalata è una Audi S3 bianca, come nelle rapine denunciate a Tuoro sul Trasimeno e a Foiano della Chiana. Ma non finisce qui.

Le denunce con audio whatsapp

Perché via whats app è stato diffuso un messaggio vocale in cui un medico denuncia la vicenda: «Hanno tentato di farmi una rapina mentre tornavo da Perugia. La modalità è questa: un’Audi S3 bianca targata EF e qualcosa con quattro scarichi, la vedete bene. Ti affiancano, ti puntano la torcia in faccia, ti guardano e poi ti superano e ti mettono la paletta davanti. A me non mi tornava, e ho proseguito, loro mi si sono fatti ancora dietro hanno acceso dei finti lampeggianti blu all’interno della macchina che potevano sembrare veri, mi sono ripassati davanti e hanno iniziato a fare cenno di fermarmi. Non importa ci sia una piazzola: ti si parano davanti. Io a quel punto mi sono dovuto fermare. Sono scesi in due e ti puntano sempre la torcia contro, quindi loro non si vedono bene, io ho visto che uno aveva una pettorina con scritto carabinieri, palesemente finta l’altro una pistola in pugno, tipo una Glock col castello quadrato. Io ho innestato la retromarcia e sono scappato».

La testimonianza (da Arezzo tv)

Addirittura un finto identikit

Il portare AlrezzoNotizie riferisce addirittura di un finto identikit, con tanto di ritratto segnaletico, diffuso via social per scherzo e diventato virale, collegato al caso dell’Audi bianca. L’appello è quello di non condividere il messaggio per non alimentare la confusione. Protagonista, suo malgrado, un 50enne di Castiglion Fiorentino, insegnante di Judo, che si è trovato immortalato per scherzo. Come spesso capita in questi casi: la foto gira su WhatsApp prima in un gruppo ristretto, poi sempre più largo… e la frittata è fatta.

Riecco le rapine fatte da finti carabinieri

Il primo caso a novembre

Le prime avvisaglie di queste rapine in serie arrivarono prima di Natale, sempre nel perugino. In particolare: una farmacista di San Martino in Campo che denunciò di essere stata rapinata da finti finanzieri. Poi, il 12 dicembre a Ponte San Giovanni. Quindi, il giorno dopo, ancora zona lago, a Torricella: due medici che viaggiavano a bordo di un Suv, fermati e rapinati. Solo che in questi casi non c’era l’Audi bianca, che invece risulta rubata il giorno 8 gennaio ad un concessionario di Montevarchi, nell’aretino, dove un acquirente è scappato mentre provava l’auto. Su questa vicenda, che assume contorni sempre più inafferrabili, indagano varie compagnie, sotto la giurisdizione dei comandi provinciali di Perugia, Arezzo e Siena; ognuna riferisce alla propria procura, con il coordinamento di Raffaele Cantone, capo a Perugia.

Le statali gratuite terreno di conquista

Esattamente come nei casi dei furti nelle case di cui si parla da un paio di anni nel perugino, anche in questa circostanza uno dei nodi è costituito dalla facilità con cui le bande di malviventi si spostano da un capoluogo all’altro praticamente senza controlli, sfruttando il fatto che la rete di strade statali non ha caselli e quindi, salvo posti di blocco che fermano ‘a campione’, non vengono quasi mai intercettate né si può ricorrere ad archivi telematici o video per monitorarne gli spostamenti.

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