di F.T.
Alla rassegnazione che aveva fatto seguito al procioglimento dei dieci indagati, si è sostituita di nuovo la speranza di poter ottenere giustizia. Questo il sentimento che accomuna i familiari degli operai deceduti e coloro che si sono trovati a dover fare i conti con il cancro.
Da rifare Il procedimento penale legato alle gravi patologie tumorali che negli anni avevano colpito quattro ex operai dell’inceneritore Asm – chiuso definitivamente nel 2007 – dovrà celebrare una nuova udienza preliminare. A deciderlo è stata la quarta sezione della corte di Cassazione.
L’inizio La vicenda giudiziaria trae origine dalle denunce presentate da quattro lavoratori. Due di loro, Giorgio Moretti e Ivano Bordacchini, sono deceduti fra il 2008 e il 2011. Il primo, capoturno, è stato stroncato nel giugno del 2008 da un cancro al polmone. Aveva appena 49 anni. Bordacchini, gruista, è morto nel dicembre del 2011, a 56 anni, per le conseguenze di un carcinoma all’esofago.
Prosciolti Le indagini del sostituto procuratore Elisabetta Massini avevano portato all’iscrizione nel registro degli indagati di dieci persone fra ex amministratori del comune di Terni, tecnici e dirigenti Asm. Nel gennaio del 2014 il gup Pierluigi Panariello aveva prosciolto tutti, sulla base della perizia con cui la dottoressa Roberta Stopponi, medico legale dell’azienda sanitaria delle Marche, aveva escluso «legami esclusivi e diretti» fra le condizioni di lavoro interne all’inceneritore di Maratta e le patologie tumorali che nel tempo avevano colpito i quattro operai.
Ribaltone Una decisione, quella del gip, contestata dalla procura e dal sostituto Elisabetta Massini, con tanto di ricorso in Cassazione. Nei giorni scorsi i giudici di piazza Cavour si sono espressi accogliendo i rilievi mossi dal magistrato, in particolare quelli legati ad una «carenza di motivazioni» nella sentenza di proscioglimento emessa dal giudice per le indagini preliminari. Si dovrà così tornare davanti ad un nuovo gip a cui spetterà il compito di decidere chi, fra i dieci indagati, dovrà difendersi in un eventuale processo e chi potrà mettersi la vicenda alle spalle.
Le reazioni C’è soddisfazione fra i legali di parte civile che rappresentano gli operai e i loro familiari. Dino Parroni, l’avvocato dei familiari di Giorgio Moretti, parla di «decisione che soddisfa, prima di tutto, le attese dei familiari di Giorgio Moretti, ai quali la decisione del gup era sembrata una sorta di sbrigativa conclusione di una vicenda che, al contrario, merita senza dubbio un maggiore approfondimento». Secondo il legale, la decisione della Cassazione rappresenta «una vittoria della dottoressa Massini, anche se è paradossale parlare di vittoria. Non esistono infatti vincitori né vinti, in quanto la questione investe interessi diffusi in materia di ambiente e salute che l’Asm, come società partecipata da un ente pubblico, dovrebbe perseguire ancor prima del conseguimento del risultato economico». Sulla stessa linea Cristina Rinaldi, legale dei familiari di Ivano Bordacchini e degli altri due lavoratori colpiti dal cancro: «C’è estrema soddisfazione per una partita che si riapre – dice – a fronte alle legittime richieste di chi si è trovato a pagare tutto ciò sulla propria pelle e in termini pesantissimi».
Le difese Reazioni opposte quelle dei legali difensori dei dieci imputati. «Prima di esprimere qualsiasi parere – spiega l’avvocato David Brunelli – è necessario attendere le motivazioni della Cassazione. In ogni caso riteniamo che gli elementi fin qui emersi non possano condurre a conclusioni diverse da quelle assunte dal tribunale a gennaio». L’avvocato Roberto Spoldi parla di «decisione sorprendente, anche alla luce del fatto che ben quattro periti abbiano già escluso categoricamente qualsiasi nesso di casualità fra ambiente di lavoro e patologie. Attendiamo di leggere le motivazioni che dovranno essere depositate entro trenta giorni – aggiunge il legale – ma siamo pronti ad affrontare una nuova udienza preliminare, forti delle argomentazioni già emerse con evidenza».
«Comune parte civile» Sulla vicenda interviene il Movimento 5 Stelle di Terni, attraverso il consigliere comunale Tomas De Luca: «Presenteremo una mozione per far sì che il comune di Terni si costituisca parte civile all’interno del processo sull’inceneritore Asm e chiederemo che venga inserita come primo punto all’ordine del giorno del prossimo consiglio comunale». Secondo De Luca «le scelte sbagliate del passato non possono condizionare in alcun modo l’amministrazione attuale. Questo processo riguarda l’intera comunità ternana e non solo le famiglie dei due lavoratori morti e la vita degli altri due che si sono ammalati al’interno di quell’inferno».