Prostituzione minorile, sconto di pena a Terni

In due – marito e moglie – erano accusati di gestire un ‘giro’ fra Viterbo e Terni. Dopo la prima condanna, l’appello ‘rivede’ le pene

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Gli arresti – tre – erano scattati nel maggio del 2015 a seguito dell’indagine ‘Libertà’ realizzata dai carabinieri di Viterbo. In manette c’erano finiti tre rumeni: un 30enne, la moglie 27enne di quest’ultimo e un 35enne. Tutti accusati di gestire e sfruttare un giro di prostituzione fra le città di Viterbo e Terni, incentrato su due giovanissime – una delle quali minorenne – e decine di clienti pronti a sborsare fra i 50 e i 200 euro a ‘prestazione’.

Le prime condanne In primo grado – di fronte al tribunale di Viterbo – il 30enne e la compagna erano stati condannati rispettivamente a 9 anni di reclusione e 50 mila ero di multa e 7 anni di reclusione e 42 mila euro di multa. Pene che la corte d’appello di Roma ha sensibilmente ridotto, accogliendo diverse osservazioni formulate dai legali difensori della coppia: gli avvocati Luca Sbardella di Spoleto e Luca Gambero di Roma.

Pene ridotte  «La terza sezione della corte d’appello penale di Roma – affermano i due legali in una nota -, la più rigida e intransigente, basti pensare che nella stessa mattinata su dodici precedenti udienze aveva confermato in altrettanti casi le condanne in primo grado, ha ridotto le pene rispettivamente a 3 anni e 8 mesi ed a 3 anni e 4 mesi con il solo obbligo di firma. In pratica, i due potranno essere affidati in prova al servizio sociale e godere della liberazione anticipata». La corte ha sostanzialmente accolto le tesi degli avvocati Sbardella e Gambero circa l’insussistenza dell’associazione a delinquere, non riconoscendo le aggravanti del vincolo parentale e della minore età per uno dei due coniugi.

Soddisfatti «La più favorevole sentenza d’appello – si legge nella nota – è frutto della minuziosa ricostruzione dei fatti effettuata dai due legali attraverso attività investigativa, in particolare presso Western Union e Atlassib, oltre che presso Inps e autorità consolari, che ha permesso di tracciare spostamenti di denaro e proventi prevalentemente leciti, derivanti da investimenti all’estero effettuati dai coniugi, tali da escludere la sussistenza del vincolo associativo». Nonostante lo ‘sconto’, in vista c’è il ricorso per Cassazione «al fine si ottenere l’assoluzione di almeno uno dei coniugi, se non di entrambi, attesa la censura su audizione protetta della minore e sulla legittima acquisizione delle intercettazioni telefoniche».

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