Provincia di Terni: «Possibile paralisi»

Niente sblocco dei fondi statali all’ente dal ministero dell’Interno, Lattanzi: «Forte criticità, scenario non preventivabile. Rischio per strade e scuole del territorio»

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«Il nuovo scenario rappresenta una forte criticità per la nostra Provincia e ne prefigura, se non sopravverranno nuovi fatti, la prossima paralisi amministrativa». Chiaro e conciso il presidente dell’ente ternano, Giampiero Lattanzi, in merito alla decisione del ministero dell’Interno di non sbloccare i trasferimenti statali alle Province, come invece era stato concordato con l’Upi nazionale per le amministrazioni che avevano approvato i bilanci.

Giampiero Lattanzi, presidente della Provincia di Terni

Niente fondi e rischi strade-scuole Lunedì mattina c’è stato un incontro urgente a palazzo Bazzani che ha coinvolto Lattanzi, la dirigente finanziaria Gioia Rinaldi, il segretario generale Francesco Grilli e i rappresentanti di tutte le sigle sindacali: il presidente della Provincia, ricordando che quella ternana è tra quelle che ha approvato il bilancio nel 2017, ha sottolineato che «la decisione del ministero impedisce all’amministrazione di incamerare risorse per 22 milioni di euro. In questo scenario del tutto inedito e non preventivabile, visti gli accordi e le intese precedenti la Provincia si troverà presto ad essere nell’impossibilità di garantire i servizi al cittadino. La nostra rete stradale versa in condizioni preoccupanti, tutti i giorni riceviamo lamentele e proteste da parte di cittadini e automobilisti. Senza le risorse le manutenzioni ordinarie e straordinarie non si potranno fare e la stessa cosa vale purtroppo per l’edilizia scolastica e quindi per i tanti edifici che ospitano le scuole superiori e che sono di nostra competenza».

Il prefetto Paolo De Biagi

Provvedimento Lattanzi ha aggiunto, rivolgendosi ai sindacati, di aver informato del nuovo scenario anche il prefetto Paolo De Biagi: «Senza una garanzia finanziaria – ha concluso il presidente della Provincia – non potremo continuare a lungo ad utilizzare strumenti quali le anticipazioni di cassa e dovremmo, insieme ai sindacati, valutare la situazione per verificare i provvedimenti da assumere». La delegazione provinciale e i sindacati hanno messo in evidenza che gli esiti del referendum costituzionale hanno mantenuto il ruolo e lo status delle Province italiane e che, in base alla delibera della Conferenza Stato-Città sulla inapplicabilità del 141 Tuel a Province e città metropolitane, nel caso di mancata approvazione dei bilanci le amministrazioni provinciali non sono commissariabili.

Gino Venturi

La Uil: «Provincia asfissiata da Governo e Regione» Nel tardo pomeriggio arriva la nota del segretario Uil Gino Venturi: «C’è proprio bisogno di una reazione forte per contrastare con efficacia il processo di spogliazione di Terni che dopo aver interessato molte articolazioni pubbliche ormai accentrate a Perugia ora sta riguardando anche la Camera di Commercio. Ma su questo versante la parola fine non è ancora detta. L’ultima tegola riguarda la Provincia di Terni che, non potendo essere soppressa a causa degli esiti referendari, viene però asfissiata da Governo e Regione. Ancora una volta ci rimettono i cittadini del nostro territorio che vedono svanire, o perlomeno allontanarsi, i tanto attesi interventi sulle strade provinciali (circa 4 milioni) ormai ridotte in situazioni pessime. Stesso problema anche per gli interventi sugli istituti scolastici e su tanti altri servizi. Persino gli stipendi dei dipendenti sono a rischio. Sono tutte conseguenze della sospensione del trasferimento di 22 milioni da parte dello Stato ai quali si aggiungono i ritardi per i trasferimento di ingenti somme da parte della Regione. Alla luce della drammatica spogliazione del nostro territorio e del suo impoverimento la Uil ritiene sia necessaria una grande mobilitazione della città ed un’attenzione sicuramente più ampia a questo tema già nel confronto pre-elettorale per il Comune di Terni. Dovremmo far prevalere il nostro essere ternani su tutto cercando di superare logiche, spesso fittizie, di schieramento. Non possiamo continuare a farci del male da soli come è avvenuto per la dichiarazione dello stato di dissesto (che poteva e doveva essere evitato) le cui conseguenze ricadono pesantemente su imprese e cittadini».

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