Ricorso contro Repace, Fiorucci perde al Tfn: «Ma vado avanti»

«Inammissibile», secondo il tribunale federale nazionale, il ricorso del candidato sfidante sconfitto alle ultime elezioni. Intanto nasce il ‘Coordinamento per il cambiamento’

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Il tribunale federale nazionale – sezione disciplinare – ha dichiarato inammissibile il ricorso di Luca Fiorucci per l’annullamento dell’assemblea ordinaria elettiva del comitato regionale Umbria alla quale si era presentato Luigi Repace da unico candidato, prima dell’elezione per acclamazione. Formalmente, il ricorso era presentato nei confronti del comitato regionale Umbria, della Lega nazionale dilettanti e della Federazione italiana giuoco Calcio. La riunione si è tenuta in modalità videoconferenza fra Cesare Mastrocola (presidente), Amedeo Citarella (relatore) e Pierpaolo Grasso.

Fiorucci: «Non mi fermo»

Condividendo il provvedimento, Luca Fiorucci, protagonista in queste settimane di una lunga querelle con Luigi Repace, ha annunciato che continuerà la propria battaglia nei successivi gradi di giudizio.

Il coordinamento per il cambiamento

Oltre alla sua battaglia personale, contestualmente, Fiorucci ne sta conducendo anche un’altra, insieme ad alcuni candidati perdenti alle ultime elezioni dei comitati regionali, che si sono riuniti in quello che è stato definito ‘Comitato per il cambiamento’ – composto anche da Angelo Maria Esposito (Basilicata), Vincenzo Cirillo (Campania), Giulio Destratis (Puglia), Roberto Iannuzzi (Abruzzo) – e annunciano di voler «adire ogni gradino della giustizia endofederale per poi passare a quella massima del Coni e, se sarà necessario, a quella ordinaria del Tar».

L’indice è puntato contro quelli che vengono definiti «consolidati modus operandi che impediscono di fatto il libero accesso ad una sana competizione democratica: mancate pubblicazioni per tempo dell’elenco delle società aventi diritto al voto e del nome dei rispettivi legali rappresentanti a cui poter chiedere un confronto sui temi più scottanti, d’attualità e di comune interesse; negazione costante di un confronto tra i nuovi candidati ed i presidenti di Comitato in carica da più mandati; l’incredibile sbarramento ai nuovi candidati posto attraverso la raccolta preventiva di un numero bulgaro di ‘designazioni’ (altrimenti dette ‘deleghe’) che rendono di fatto palese il voto dei presidenti e che portano in dote come spiacevole conseguenza i soliti candidati unici ‘eletti’ per alzata di mano (ben 16 su 20 nell’ultima tornata elettorale)».

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