Sangemini, proprietà prende tempo

Altri 10 giorni per valutare le prospettive del gruppo, la Regione: «Monitoriamo la vicenda, salvaguardare i marchi»

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di F.L.

La proprietà della Sangemini-Amerino si prende altri 10 giorni di tempo per delineare il destino del gruppo Acque Minerali d’Italia e quindi, più nello specifico, del marchio umbro: è quanto emerso nel corso dell’incontro che, martedì mattina, si è svolto a Roma tra le rappresentanze nazionali dei sindacati di categoria e l’azienda. Incontro a cui ha fatto seguito, nel pomeriggio a Perugia, il confronto tra sindacati locali, rsu e la Regione.

C’è ancora da attendere

Alla riunione negli uffici del Broletto erano presenti gli assessori allo sviluppo economico Michele Fioroni e il vicepresidente della giunta con delega alle acque minerali Roberto Morroni. I rappresentanti di Fai-Cisl, Flai-Cgil, Uila-Uil hanno dato conto della riunione mattutina durante la quale sarebbe emersa «la necessità di ulteriori dieci giorni di tempo da parte dell’azienda, utili per portare a conclusione il percorso già avviato in esito alle possibili operazioni societarie di alcuni asset del gruppo Ami». Gli assessori, insieme ai sindacati, hanno poi sottolineato che «la vicenda riguarda dei marchi storici del settore Acque Minerali che rappresentano anche una forte e radicata identità territoriale, cresciuta e sviluppatasi negli anni intorno allo sfruttamento di questa risorsa naturale». La Regione si è quindi impegnata a «monitorare costantemente l’evolversi della vicenda anche attraverso possibili interlocuzioni con la proprietà». L’impegno condiviso fra le parti è quello «di operare a tutela dei siti industriali umbri, in un’ottica di salvaguardia occupazionale».

Cgil: «Azienda spieghi le reali volontà»

In una nota ha preso posizione anche il comitato direttivo della Cgil di Terni, che dà «pieno sostegno alla lotta intrapresa dai lavoratori della Sangemini e della Amerino in difesa del proprio posto di lavoro e di due aziende strategiche per il territorio e nel panorama agroalimentare nazionale». «Ribadiamo l’assoluta necessità che la proprietà Acque Minerali d’Italia si confronti con le parti sociali ed espliciti in modo chiaro e definitivo le sue reali volontà – continua l’ordine del giorno -. Riteniamo irricevibile qualsiasi piano industriale che non difenda la strategicità dei due siti umbri e i relativi livelli occupazionali«. La Cgil di Terni ritiene inoltre che «le istituzioni locali tutte, a partire dalla Regione, proprietaria delle concessioni e dei marchi, debbano svolgere la propria azione politica ed istituzionale nei confronti di Acque Minerali d’Italia, chiedendo il rispetto degli impegni, già assunti nei precedenti accordi ancora in essere, con il territorio e con le maestranze».

Mascio e San Gemini Bene Comune al consiglio comunale del 17

Sulla vicenda è intervenuta inoltre Maria Elisabetta Mascio, candidata del centrosinistra alle elezioni suppletive al collegio Umbria 2 del Senato dell’8 marzo. «È necessario – scrive – che la proprietà offra risposte per il futuro delle aziende in Umbria che altrimenti rischiano di essere lasciate alla deriva e, allo stempo tempo, che la Regione assuma iniziative in questa direzione». Vicinanza ai lavoratori viene poi espressa dal gruppo in consiglio comunale San Gemini Bene Comune, che già il 5 febbraio ha preso parte al tavolo organizzato dalle rsu ribadendo la propria «solidarietà e la disponibilità a cooperare nell’interesse della migliore risoluzione». «Auspichiamo – continua il gruppo – una risoluzione positiva e puntuale, invocando l’intervento e l’attenzione di tutte le istituzioni interessate, dal locale al nazionale». Lunedì il sindaco di San Gemini Luciano Clementella ha indetto un consiglio comunale straordinario, in occasione del quale i lavoratori – già in stato di agitazione – hanno indetto due ore di sciopero.

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