Spese allegre a scuola: condannati in due

Gubbio, ex preside e dirigente di un liceo dovranno versare 25 mila euro. Contestati pernottamenti, pranzi e compensi ‘extra’

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La denuncia – con tanto di ispezione dell’ufficio scolastico regionale e dell’ispettorato generale di finanza – risale al 2013. Sulla base di spese contestate pari a circa 68.865 euro, la procura regionale della Corte dei conti dell’Umbria aveva avviato il procedimento che, lo scorso agosto, ha portato alla condanna di un ex dirigente scolastico e di un’ex direttrice dei servizi amministrativi di un liceo di Gubbio (Perugia). La Corte dei conti ha deciso che il primo dovrà versare 5.096 euro e la seconda 20.384 euro in favore dell’istituto scolastico presso cui hanno operato, a titolo di risarcimento.

Prosciolti dal gip, condannati dalla magistratura contabile

Entrambi erano stati prosciolti in sede penale nell’agosto del 2017, con archiviazione del procedimento da parte del gip di Perugia secondo cui «è verosimile che gli indagati abbiano posto in essere le violazioni riscontrate in buona fede per mera negligenza e superficialità». Ma l’imputazione del danno erariale – osservano i magistrati contabili – è fondata sulla colpa grave, «non essendo sufficiente l’esistenza di irregolarità contabili e gestionali addebitabili a mera colpa lieve».

Le contestazioni

Le ‘spese allegre’ finite nel mirino della magistratura erano di diversi profili, tra quelle che secondo i giudici hanno effettivamente portato ad un danno erariale ci sono alcune effettuate dal dirigente scolastico, a titolo di rappresentanza, per pernottamenti e pranzi in alberghi (hotel Relais Ducale e San Marco) e agriturismi (Fontechiara), ubicati però nella sua stessa sede di servizio e per le quali – secondo i giudici – non vi è prova che le liquidazioni siano legate alla partecipazione a corsi di formazione al personale.

Stipendio ‘extra’

Ma la maggior parte delle spese contestate – circa 24 mila euro in totale – sono invece relative ad emolumenti percepiti dalla direttrice per progetti (europei o di alternanza scuola-lavoro) e incarichi finanziati da avanzi di amministrazione, da quote a carico del bilancio e da contribuzioni dei genitori, spettanze che rientrano in realtà nell’ordinaria retribuzione e comunque «carenti di una rendicontazione chiara e trasparente». Da qui la decisione della Corte di conti di porre le somme a carico di entrambi gli indagati, ripartendo la condanna all’80% per il dirigente scolastico e al 20% per la direttrice amministrativa.

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