Terni, appalto pulizie: lavoratrici ‘alla fame’

Protesta in Comune del personale impiegato nell’appalto comunale. Poche certezze anche dall’incontro con il sindaco

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«Questa è anche la nostra casa»: è dal Comune di Terni – da chi lo amministra ma anche dal Rup che segue direttamente l’appalto – che i sindacati (Filcams, Uiltucs, Fisascat) e soprattutto le lavoratrici addette alle pulizie civili di tutta una serie di strutture comunali, si aspettano risposte. Che mercoledì, nonostante il presidio sotto palazzo Spada, in consiglio comunale e il successivo incontro con il primo cittadino, non sono arrivate.

UNA LAVORATRICE: «SERVIZI INDECENTI»

Tanti i problemi che caratterizzano il lavoro di queste persone – 26 in tutto – che dopo il passaggio dalla Colser alla Punto Services (che con un’offerta di 92 mila euro si è aggiudicata un appalto il cui l’importo base era di 200 mila euro) sono costrette a fare i conti con un taglio delle ore, e quindi dei compensi, del 60%, con corse (a proprie spese) da un ufficio all’altro per cercare di fare tutto ciò che gli viene richiesto, con salari in molti casi da fame e tali da impedire l’accesso ad alcuni diritti, come gli assegni familiari. Il risultato – hanno denunciato anche mercoledì sindacati e addetti alle pulizie – sta non solo nelle condizioni di vita sensibilmente peggiorate per tutte queste persone, ma anche nella qualità del servizio che, va da sé, con molte meno ore a disposizione non può essere più efficace come prima. Ed a rimetterci sono anche i dipendenti comunali e gli utenti di uffici, edifici pubblici e palestre come quella di via Di Vittorio.

Buco nell’acqua Dall’incontro con il sindaco Di Girolamo, poco o nulla è emerso. Da un lato sindacati e lavoratrici che hanno ribadito come l’ente, a differenza di quanto fatto finora, debba quantomeno garantire il rispetto del Contratto collettivo nazionale di settore, evidenziando quelle ‘non conformità’ che, secondo i sindacati, sono sotto gli occhi di tutti. Dall’altro il primo cittadino che si è impegnato a valutare la questione, già sottoposta nelle scorse settimane direttamente alla sua attenzione, anche se – ha detto Di Girolamo – «il Comune è impegnato al momento in una partita, quella del piano di riequilibrio, da cui dipendono il larga parte le sorti dello stesso ente. Negli ultimi tempi ci siamo concentrati soprattutto su questo aspetto, lasciando forse in secondo piano altri, come quello delle pulizie comunali. Ma, superata questa fase, il nostro impegno ci sarà».

Preoccupazioni Ma la partita degli appalti, come quello oggetto della protesta di mercoledì, è ancora più ampia e non lascia intravedere nulla di buono all’orizzonte. Fra enti pubblici che hanno il risparmio come primo obiettivo, anche a discapito della qualità del servizio e delle condizioni di lavoro, il rischio è che si creino ulteriori spazi per ‘massimi ribassi’ tali da impoverire ulteriormente il lavoro e quelle imprese che ancora operano con criteri «ragionevoli, accettabili e anche più umani – per dirla con i sindacati – per le persone che impiegano ma anche per gli stessi imprenditori che hanno a cuore i propri ‘margini’ e la qualità dei servizi offerti».

La lettera Mercoledì in Comune le lavoratrici hanno anche letto una lettera al sindaco, di seguito il testo: «Credevamo che in un appalto pubblico le evidenti infrazioni al Ccnl sarebbero bastate al Comune di Terni per prendere drastici provvedimenti. Credevamo che non sarebbe mai stato possibile mettere sul lastrico 26 lavoratrici e lavoratori che hanno subito una decurtazione fino al 60% dello stipendio (che significa in alcuni casi stipendi da 200 euro mensili) derivante da logiche di assegnazione di un pubblico appalto ai massimo ribasso. Credevamo che dopo la prima riunione tenutasi nel mese di giugno alta presenza del sindaco di Terni e dei tecnici che si occupano dell’appalto per le pulizie civili del Comune di Terni, sarebbero state ripristinate le condizioni del rispetto e dignità che le lavoratrici chiedono e pretendono. Credevamo che lo stesso Comune di Terni, avrebbe presenziato alla convocazione presso l’ispettorato del lavoro, al fine di fare chiarezza una volta per tutte su un appalto che sta legittimando lo sfruttamento delle lavoratrici adibite alle pulizie e sta letteralmente rovinando le rispettive famiglie. Credevamo che il Comune di Terni in quanto committenza, avrebbe posto attenzione sulla qualità dei servizi di pulizia resi a fronte di una riduzione delle ore del 58%. Credevamo che l’ultimo atto, vale a dire quello di comportarsi come se noi non esistessimo e, di conseguenza, non esistesse il grave problema decretatosi, non sarebbe mal stato compiuto. Il silenzio di una stazione appaltante pubblica, rispetto ai gravi problemi causati alle 26 lavoratrici dell’appalto per le pulizie civili, non cancellerà il problema né le responsabilità ad esso connesse. Siamo qui per ribadire che continueremo a lottare con  tutte le nostre forze per ripristinare le condizioni di dignità nell’appalto, sia in qualità di lavoratori che di cittadini».

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