Terni: «Asm e Comune, resa dei conti finale»

Marco Cecconi (FdI-An): «Con i venti milioni di debiti da parte di palazzo Spada, raddoppiano quelli da ripianare. L’unico gesto di dignità sarebbe quello di farsi da parte»

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Marco Cecconi

di Marco Celestino Cecconi
Consigliere comunale di FdI-An a Terni

La lettera con la quale il Direttore dell’ASM, proprio in questi giorni, ha quantificato in 20 milioni di euro i crediti che l’Azienda vanta nei confronti di Palazzo Spada incrementa, verosimilmente, di oltre il 100% la mole dei debiti comunali da ripianare. E solleva il coperchio di una pentola che ribolle da troppo tempo, stracolma soprattutto di malgoverno.

Si tratta di un verminaio che denunciamo da mesi, anzi da anni, dato che – bilancio dopo bilancio, sulla scorta dell’allarme lanciato ogni volta dai Revisori dei Conti proprio su questo – chiediamo inutilmente alla giunta una ricognizione definitiva del dare/avere con le partecipate.

Del resto, il primo documento passato in consiglio comunale nell’ottobre scorso sul Piano di riequilibrio varato per ripianare il predissesto, rimandava espressamente a cifre approssimate per difetto, ovvero – veniva scritto testualmente nella delibera – “al netto delle partite debitorie pregresse, ancora in via di quantificazione”.

I conti in sospeso con le partecipate? A quella data erano oggetto soltanto di una “preliminare ricognizione”, che aveva appena prodotto “i primi risultati”…

Dicemmo allora che c’era sicuramente dell’altro. Poi – miracolo – nella successiva delibera di fine-dicembre, il totale dei debiti che il Comune doveva ripianare per evitare il dissesto vero e proprio sembrò addirittura diminuire: e allora non potemmo fare a meno di dare dei bugiardi a chi cercava di propinarci quel (finto) totale come il conteggio definitivo.

Poi, a gennaio, ci ha pensato il Viminale: che, tra le 18 censure messe nero su bianco, ha contestato al Comune proprio il fatto che nel Piano di riequilibrio mancasse “la ricognizione di tutte le partite debitorie con le partecipate”. Anche in quella occasione, abbiamo fatto interrogazioni ed atti di indirizzo, citando proprio l’ASM e chiedendo se non fosse il caso di integrare quel Piano, dilazionarne la durata, includervi ulteriori alienazioni per ripianare gli altri debiti che sicuramente si sarebbero andati ad aggiungere a quel totale farlocco sbandierato appena un mese prima.

Ora che è chiaro che i debiti reali raddoppiano, sindaco e giunta continueranno a parlare di una “messa in sicurezza” dei conti comunali nei prossimi cinque anni? Carte alla mano, è evidente che il Comune, non pago del proprio fallimento, sta portando alla debacle l’ASM: e magari, una volta che se ne venderanno un po’ di pezzi, ci penseranno i nuovi azionisti a portare le carte in Tribunale e ad esigere da Palazzo Spada quello che finora l’Azienda dal Comune non è riuscita ad ottenere, pur se dovuto.

Adesso, infatti, Tirinzi nella sua nota al Comune fa intendere di un pregresso di lettere su lettere inutilmente indirizzate a Palazzo Spada nel tempo, evidentemente per sollecitare pagamenti mai incassati. Del resto, tra i crediti dell’ASM ce ne sono alcuni che sono ormai oggetto di decreti ingiuntivi ai quali il Comune neanche si è opposto (come i 2,2 milioni di euro che ASM deve avere per la raccolta differenziata 2015-2016), altri ormai affidati a contenziosi legali (come quell’importo compreso tra i 2,2 milioni e i 2,8 per la concessione idrica) e tutto un amplissimo spettro di ulteriori inadempienze, contabili e non solo, che vanno dal recupero della TARI alla pubblica illuminazione.

Ecco, nella lettera di Tirinzi c’è la prova della menzogna. La certificazione di un dissesto senza “pre”. La conferma della deriva dei servizi pubblici e dell’incapacità politica di governare. L’abbiamo detto ad ottobre e lo ripetiamo più che mai adesso: l’unico gesto di dignità ancora possibile per Di Girolamo e i suoi è quello di farsi da parte.

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