Terni, Ast in vendita: «Noi non ci fidiamo»

Il senatore del Movimento 5 Stelle Stefano Lucidi lancia l’allarme: «Occorre capire tempi e modalità, per evitare che si perdano asset, competenze e alla fine posti di lavoro»

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Stefano Lucidi

di Stefano Lucidi
Senatore del Movimento 5 Stelle

L’annuncio è ufficiale: Ast è in vendita. Fatto confermato anche dall’agenzia tedesca Reuters, e del quale ha preso atto anche la presidente Marini durante il recente convegno Fiom a Roma.

A questo punto occorre capire tempi e modalità, per evitare che, come molto spesso accade, queste fasi di compravendita e negoziazione diventino dei veri e propri laboratori di distillazione industriale, nei quali si scorpora si integra, si separa, si ottimizza ma sopratutto e purtroppo si perdono asset, competenze e alla fine posti di lavoro.

Non crediamo, e non ci fidiamo del fatto che, il focus dei prossimi mesi verrà fatto su una delle questioni primarie di Tk-Ast che è quello ambientale, un focus che va fatto alla luce della nuova legge di tutela ambientale, calata nella situazione ambientale ternana. Non ci fidiamo della politica ternana, oramai ridotta a macchietta di se stessa, delegittimata e inefficace. Non ci fidiamo della politica umbra ridondante nel lessico politichese della Marini: ‘Scorie, player, sistema Paese, il tavolo, interesse nazionale’. E non ci fidiamo degli spot elettorali fatti dal PD locale portavoce del Governo.

Per questi motivi chiediamo che il medio termine di Tk-Ast venga gestito sotto il profilo ambientale seguendo il modello di vendita Iri-Ilva, un modello che, a fronte di una improbabile immediata e contestuale quantificazione di eventuali danni ambientali e successive bonifiche, prevedeva la creazione di un apposito fondo, con accantonamenti per rischi, da utilizzare successivamente se necessario. All’epoca, il venditore, Iri non riuscì a tenere indenne l’acquirente Ilva (Riva) da perdite risultanti da violazioni di legge in materia ambientale, per questo la linea adottata fu di sostanziale condivisione della fase di approfondimento delle problematiche ambientali, rinviando per la definizione e l’attribuzione degli ‘oneri ambientali’ ad un momento successivo nel quale sarebbe stato possibile fare la relativa quantificazione.

Chi vende e chi compra devono aver chiaro il concetto che la sostenibilità ambientale è il tema odierno e sarà il presupposto futuro di coesistenza tra impianti e ambiente, tra cittadini e lavoratori. La politica deve essere in grado di sciogliere il nodo e la contrapposizione tra società civile ed industriale. Se non è in grado di farlo, o addirittura semplicemente non è in grado di affrontarlo è meglio che si faccia da parte e lasci il posto a nuovi interlocutori.

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