Terni: crolla il Pil, aumentano poveri e inattivi

Analisi drammatica della Cgil: il 16% delle famiglie nella soglia di povertà, persi 6 mila posti di lavoro. Aumenta chi non lo cerca. «Serve un patto di territorio»

Condividi questo articolo su

di F.L.

«Dal 2008 ad oggi il Pil pro capite del territorio ternano rischia di subire una riduzione del 30%, inoltre nel 2020 si stima siano stati persi circa 6 mila posti di lavoro e quelli rimasti sono più frammentari e con meno diritti. I dati macroeconomici dei diversi settori dicono anche che solo l’industria ha ridotto il proprio valore aggiunto del 37%, altri come quello turistico, il commercio, i trasporti e il lavoro autonomo sono in difficoltà. Nell’ultimo anno ben 320 imprese hanno cessato la propria attività. Il quadro, insomma, è preoccupante». Non è affatto ottimistica, come prevedibile, l’analisi tracciata martedì mattina dal segretario generale della Cgil di Terni, Claudio Cipolla, commentando i dati su economia e occupazione del territorio elaborati dall’Istituto di ricerche economiche e sociali (Ires) dello stesso sindacato. E le previsioni non sono più rosee, visto che «con lo sblocco dei licenziamenti si rischia di perdere in tutta la regione 30 mila posti di lavoro».

Un quarto dei pensionati sotto i 1.000 euro, difficoltà per le donne

Illustrati da Fabrizio Fratini, presidente dell’Istituto – «il 2021 sarà un anno difficilissimo» ha detto -, i numeri danno l’idea della crisi in atto in provincia, non solo economica ma anche sociale. «Il reddito pro capite è diminuito e il 16% delle famiglie della provincia sono scivolate nella soglia di povertà. Nella platea dei pensionati, il 25% ha una pensione al di sotto dei 1.000 euro» ha commentato ancora Cipolla. A far suonare un campanello d’allarme anche i dati sulla disoccupazione, in particolare quella giovanile e femminile, ma il 2020 si è caratterizzato anche per un incremento degli inattivi, persone che, a differenza dei disoccupati, sono fuori dal mercato del lavoro, perché non cercano un nuovo impiego. A questo dato va aggiunto il quadro della cassa integrazione: quasi 11 mila le domande accolte dall’Inps per la provincia di Terni al 31 ottobre 2020.

Salgono gli iscritti alla Cgil, in un anno 46 mila pratiche seguite

In questo quadro, contrattazione e assistenza nella difesa dei diritti dei lavoratori i versanti sui quali nel 2020 si è concentrata la Cgil, con numeri e risultati rilevanti. «Nel 2020 – ha continuato il segretario generale – abbiamo superato le 46 mila pratiche svolte in un anno in ambito fiscale, del patronato e della tutela legale. Inoltre abbiamo registrato 3 mila nuovi iscritti in più, portando il totale ad oltre 24 mila, numeri che riconoscono il lavoro fatto fin qui e che, anche nelle difficoltà, ci spingono ad andare avanti». L’auspicio è dunque che il 2021 sia «un anno di rinascita, ma per esserlo – ha detto ancora Cipolla – c’è la necessità di accelerare su molti temi, soprattutto in vista del 31 marzo 2021, quando è previsto lo sblocco dei licenziamenti. Se questo dovesse avvenire si stima una perdita di 30 mila posti di lavoro in Umbria. Dobbiamo scongiurarlo, serve che i vari soggetti del territorio facciano un patto, riescano a mettere a terra idee, progetti, soluzioni e impegni progettare insieme un nuovo modello di sviluppo e rispondere alle diseguaglianze che le crisi amplificano. Stiamo lavorando con altre organizzazioni sulla nostra piattaforma, bisogna ridefinire lo strumento dell’area di crisi complessa, intervenire nella programmazione del Def rispetto a sanità e altri settori, avere un’idea di sviluppo per attingere ai fondi del Recovery fund. Non escludiamo iniziative territoriali e auspichiamo che oltre al sindacato – ha concluso Cipolla – altri soggetti siano impegnati su questi versanti».

Condividi questo articolo su
Condividi questo articolo su

Ultimi 30 articoli