Terni, il Pd: «La cultura genera sviluppo»

Una tavola rotonda per rilanciare l’idea che la crescita futura possa passare anche attraverso percorsi diversi dal passato

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di Fra.Tor.

La sensazione è che, più passa il tempo, più la consapevolezza prende corpo: Terni, o almeno una parte della città, se vuole progettare un futuro di lungo corso, deve necessariamente – forse indispensabilmente – smettere di portare la mano alla pistola ogni volta che sente pronunciare la parola ‘cultura’.

Cultura di crescita Perché pronunciarla e, magari, crederci pure, non significa voler tagliare il cordone ombelicale che tiene la città legata – forse ancorata, forse addirittura imprigionata – alla sua tradizione e vocazione industriale, anzi. Tenere legati ‘Cultura e sviluppo urbano’ – come recitava il titolo della tavola rotonda organizzata dal Partito Democratico – può rappresentare, per la città, quella nuova frontiera verso la quale volgere lo sguardo. Ma senza fermarsi a questo: perché poi verso quella frontiera bisogna muoversi.

Monti Il tema portante lo ha ricordato, in apertura, il segretario ternano del partito, Jonathan Monti: «La volonta del Pd è quella di riannodare le fila di una serie di tematiche fondamentali per la città, e questa è una delle prime. Un appuntamento importante per spessore e tematica perché cade in un periodo importante per la candidatura di Terni a ‘Capitale italiana della cultura’».

Il rapporto città-cultura L’assessore Giorgio Armillei ha ricordato come «il dossier per la candidatura deve essere visto come un lavoro in continuità col passato, un filone di riflessione che viene da lontano e che nasce dall’amministrazione Ciaurro. Fin da allora questa città ha identificato nella cultura uno strumento di sviluppo e noi crediamo che solo tenendo insieme Pil, occupazione, imprese culturali e creative possiamo ragionare sulla possibilità di dare un futuro a Terni».

L’ottica da seguire Armillei ha aggiunto quindi che «tutte le azioni, riflessioni e strategie vanno lette in quest’ottica; il dossier presentato a settembre è una ricognizione con valore aggiunto, con impegno a continuare una ricerca, partendo dallo sforzo fatto in questi anni con gli ‘attori’ che fanno cultura in città. Abbiamo cercato – ha terminato Armillei – di scongelare un po’ la città, perché non bisogna dare per scontato che i soggetti che producono cultura siano solo quelli che conosciamo; c’e anche quello che non si vede. Dobbiamo dare e creare piu possibilità».

Candidatura e coinvolgimento cittadino Elena Alessandrini, economista della cultura e che ha fatto parte del gruppo di lavoro per la candidatura ternana, ha parlato di «una grande esperienza, che ha focalizzato lo sforzo delle amministrazioni comunali che si sono susseguite in città. Il bando non prevedeva la valorizzazione di beni culturali, ma la creazione di obiettivi e interventi che vanno al di là di questo; gli interventi afferiscono a coesione sociale, sviluppo urbano, istruzione e molto altro. Lavorare alla candidatura ha permesso di coinvolgere la città, ascoltare i cittadini, sentire le loro domande e le loro proposte. La storia è sempre la stessa: i cittadini dicono che ‘Terni non ha niente’ e non è colpa loro, segnale del fatto che il patrimonio lo teniamo troppo nascosto. Tuttavia – ha concluso – una bugia ripetuta troppo a lungo diventa verità, forse è il caso che si faccia qualcosa».

GUARDA L’INTERVISTA AD ELENA ALESSANDRINI

Ampliare l’orizzonte Presente all’incontro anche la professoressa Cecilia Cristofari, docente di sociologia urbana all’università degli studi di Perugia: «Come dice Alessandrini il traguardo è il dialogo e confronto tra cittadini e mondo politico. I cittadini sono legati alla città dell’acciaio, ma credo che sia giusto ampliare il loro campo visivo, fargli scoprire un nuovo lato della città e mostrargli come Terni sia già una città di grande offerta culturale. Il 25% delle imprese sono di tipo culturale e ciò dimostra che la città sa produrre in questo ambito ambito. Si deve – ha concluso – mantenere da una parte la produzione di materiali e l’acciaio, dall’altra occorre credere in quella immateriale, come sono appunto le imprese culturali».

Legame con il territorio Maria Bruna Fabbri, che conosce la città – è stata assessore nella prima giunta Di Girolamo, prima di tornare a lavorare nel mondo della piccola e media impresa – ha messo in risalto il possibile ruolo che proprio questo settore può giocare, «visto che un progetto culturale non può che tener conto del legame con il territorio e le imprese di dimensioni minori possono agilmente inserirsi in una contaminazione positiva, soprattutto perché hanno la possibilità di entrare in contatto con soggetti provenienti dall’esterno che, spesso, sono altamente qualificati e quindi in grado di offrire un alto valore aggiunto al territorio, ma anche a chi si confronta direttamente con loro».

Il cammino interrotto I due interventi conclusivi non hanno fatto sconti: «Il grande merito di Giorgio Armillei, con il lavoro fatto e che si sta ancora facendo per sostenere la candidatura di Terni a capitale della cultura – secondo il senatore Gianluca Rossi – è quello di aver fatto riprendere alla città un cammino che era iniziato molti anni fa, ma che poi si era bruscamente interrotto. In questo io vedo la possibilità di cercare, concretamente, di aprire una una fase della vita della città, una fase che deve tener conto di tutta, ma proprio tutta, la propria storia. Quella industriale, ovviamente, ma anche quella propriamente culturale e che è stata soffocata troppo presto».

Basta provincialismo E il vice presidente della Regione Umbria, Fabio Paparelli, ha parlato chiaramente di «una classe dirigente, che non è ovviamente solo quella politica, che ha mostrato, proprio in questa occasionem tutti i propri limiti. A fronte di un atto di coraggio, quello di candidarsi, invece di fare squadra – come qualcuno intelligentemente ha fatto – i più hanno preferito nascondersi dietro la critica e la speranza di un insuccesso, per poterlo poi addossare ad una parte politica. Questo provincialismo non è degno una città come Terni, luogo di contaminazione positiva per eccellenza e solo abbandonandolo potremo, tutti insieme, dare un futuro nuovo e diverso alla città».

 

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