Terni: «Il Pd torni a parlare con la gente»

Il responsabile per gli enti locali del partito, Antonello Fiorucci, fa un’analisi impietosa

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di Antonello Fiorucci
Responsabile Enti Locali del Pd di Terni

Sono passate tre settimane dal voto e, finalmente, la nuova giunta regionale ha visto la luce. La cosa, mi sembra di poter dire, interessi a pochi, se non a coloro che poi saranno effettivamente coinvolti. Sinceramente appassiona poco anche me. L’importante per la nostra città è che ci sia una buona rappresentanza fatta di persone competenti e per bene.

Innovazione, magari, avrebbe potuto voler dire: «Ragioniamo immediatamente su come è andata e poi, con maggiore coraggio, nominiamo una squadra pronta a mettersi subito a lavoro». Purtroppo, il percorso si è rivelato lungo ed i tempi di reazione della politica, ancora fuori dal presente.

Da tempo, però, i ternani e le ternane stanno inviando dei messaggi chiari al Pd cittadino e, quindi, colgo l’occasione per dirvi come li interpreto io.

Il Pd governa la città dal 2007/2008 (spesso qualcuno dice che governiamo da decenni, ma se non ci mettiamo in testa che, prima, il Pd non c’era, beh, o ci siamo sbagliati noi, oppure abbiamo preso in giro le persone), ma le persone che tengono in mano le redini del partito sono sempre le stesse, nonostante il fatto che di gente in gamba, dento e fuori al Pd, se ne incontri moltissima, facendomi sorgere il dubbio che ci siano anche altre teste da valorizzare per il bene della nostra città.

Se a livello nazionale, infatti, il Pd corre – non entro qui nel dibattito sul come corre (a me non dispiace) – in periferia ha un passo meno sostenuto e si affanna più di quanto vorremmo. La colpa, quindi, sarà anche di chi governa il Pd qui, perché se scarichiamo tutto sul livello nazionale, non siamo seri.

Forse, pensando alle persone che ‘tengono le redini’ di cui parlavo poco sopra sarebbe il caso di chiedere loro di svolgere i ruoli per cui sono state elette, ma anche di cominciare a defilarsi, senza che si sentano obbligate a rivolgere le loro minuziose attenzioni al partito.

Sicuramente, dovremmo ringraziarle per quanto fatto nel passato, ma oggi, noi, che rappresentiamo un’altra generazione di idee e non di politici, abbiamo un futuro da costruire autonomamente con coraggio, con passione e con originalità, per coinvolgere persone nuove e, magari, volti e voti nuovi.

Sì, perché i voti non sono ‘nostri’, come qualcuno nel mio partito pensa, ma sono degli elettori i quali ci dicono una cosa semplice: «Dovete essere bravi a convincerci in primo luogo ad andare a votare e poi a votare per voi. Ci convincerete per il modo in cui governate e per le idee che proponete».

Ora, a palazzo Spada stanno lavorando, spesso in solitudine (e questo è un problema), ma se vogliamo che si faccia ancora meglio, serve che dal partito ci sia più sostegno, sui fatti concreti, sulle questioni all’ordine del giorno. Perché altrimenti il partito non serve a nulla.

Oggi, scontiamo gli effetti di un congresso che se da una parte ha tenuto insieme quasi tutto il partito cittadino, dall’altra ha fiaccato la dialettica interna. Penso che quella stagione, debba lasciare presto lo spazio ad una nuova fase di confronto, perché se questo non avviene, non si innescano dinamiche competitive e quindi migliorative della proposta politica e si rischia la routine o peggio l’immobilismo.

Qual è la posizione del Pd su quel tema? Come replica il Pd a quelle accuse? Come entra il Pd nel dibattito su questo o quell’argomento? Ecco, per rispondere a tutte queste domande, il mio partito deve uscire dall’immobilismo ed accendere le menti di chi, nel partito, non è coinvolto e di chi, tra i nostri elettori e nella città, dovrebbe esserlo!

Per fare questo, dovremmo parlare di Terni ed ascoltare le idee di Gianni che vive a Borgo Rivo, di Liliana che abita in centro, di Leonardo che lavora in zona industriale o di Sara che va all’università a San Valentino per sintetizzale e farne l’Idea del Pd cittadino.

Lo facciamo raramente e la città, prima ancora che i nostri iscritti, sono poco abituati a questo modo di fare, del quale dovremmo riappropriarci. Credo che dovremmo costruire nuove abitudini e pratiche, non tanto di partecipazione, ma di comportamento e di coinvolgimento. Credo che dovremmo ridefinire i nostri interlocutori che dovranno essere, come è pur doveroso, non solo una stretta cerchia di portatori di interessi organizzati, ma soprattutto tutti i ternani e le ternane che devono poter tornare a viverci sul territorio e nelle istituzioni cittadine.

Apriamoci al confronto nel partito e con la città, magari perderemo, ma avremo riconquistato la parte bella della politica, quella che ti fa avere voglia di prenderti cura di quello che è di tutti.

Penso che dovremmo cambiare radicalmente il nostro modo di essere Pd a Terni, perché da lì passa la prospettiva del centrosinistra ternano e, credo anche, della nostra città.

L’obiettivo è quello di tornare ad ‘abbracciare’ le persone per evitare di perdere il senso della missione. Dobbiamo tornare a confrontarci sui temi della città e sulle questioni nazionali ed internazionali, ad avere la curiosità per quello che ci circonda e per come noi intendiamo rapportarci a questi fenomeni, dobbiamo tornare a credere di più nella nostra comunità, ad investire noi stessi più di quanto non abbiamo fatto sino ad oggi, con solidarietà, concretezza, serietà, fiducia e rispetto delle regole.

A quel punto, correremo essendo disposti anche a perdere una sfida elettorale, se l’obiettivo è quello più grande di affermarci politicamente e di far vincere la città.

Il nostro è un tempo nel quale le persone sono sempre più sole ed allora chi pretende di costruire una comunità deve allargare le braccia, aprire le porte e tornare a far politica per le persone; niente avrà più valore del nostro impegno per gli altri, della devozione per la città e dell’amore per il futuro della nostra comunità.

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