Terni, la notte magica del liceo ‘Tacito’

La dirigente scolastica, Roberta Bambini: «La nostra scuola è fortemente legata alla tradizione della cutura classica, ma vuole aprirsi, sempre di più, alla contemporaneità»

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Tra tanti sguardi ansiosi – di genitori e nonni, soprattutto – il più rapito era quello di Roberta Bambini, da quest’anno dirigente scolastico del liceo ‘Tacito’ – sì, il liceo classico – di Terni. Che era tutto un programma. Se li coccolava con gli occhi, i ‘suoi’ studenti – «hanno fatto un bel lavoro, vero?», chiedeva alla fine – mentre davano vita alla ‘Notte delle muse’, una open night (venerdì sera) che ha avuto come invitati ‘speciali’, i ragazzi delle classi terze della scuola secondaria di primo grado – sì, insomma, quelli di terza media – che devono decidere quale scuola scegliere per il loro futuro.

LE FOTO DELLA SERATA

Roberta Bambini tra gli studenti

Roberta Bambini tra gli studenti

‘La notte delle muse’ E in effetti gli studenti del ‘Tacito’ – «ma anche i loro insegnanti, a tutti loro  – diceva Roberta Bambini, alla fine – spero di riuscire a dimostrare quanto gli sia grata» – hanno confermato che quello che campeggia sul sito internet della scuola (‘Il liceo classico nel terzo millennio tra tradizione è innovazione’) non è solo uno slogan, ma una dichiarazione di intenti.

La kermesse C’erano, tra i ‘quadri viventi’ composti dagli studenti, Clio, ispiratrice della storia; Euterpe, protettrice della musica e della poesia lirica; Talia, che presiede la commedia, la poesia giocosa e l’idillio; Melpomene, musa della tragedia; Tersicore, musa della danza e della poesia corale; Erato, musa della poesia lirica, dell’amore e della mimica; Polimnia, musa degli inni civili e religiosi; Urania, musa dell’astronomia; Calliope, musa della poesia epica. Ma c’erano anche soggetti calati nella piena attualità, a dimostrazione «che la nostra scuola è fortemente legata alla tradizione della cutura classica, ma vuole aprirsi, sempre di più, alla contemporaneità e calarsi pienamente nella realtà di oggi, perché è in quella che i nostri studenti devono e vogliono vivere», spiega la dirigente scolastica.

 

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