Terni, lavoro in crisi: «Patto per la legalità»

I sindacati del terziario alle imprese: «Salari, diritti e appalti, vogliamo regole certe e condivise»

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di Filcams Cgil, Fisascat Cisl e Uiltucs Uil

Le ultime analisi sull’occupazione indicano un dato definito ‘record’ ma così non è. Secondo l’Istat mai così tanti assunti da molti anni ma l’economia è a crescita zero e ciò che aumenta realmente è il precariato.

A maggio 2019, Istat conta 67 mila occupati in più in un mese. Un effetto dovuto anche all’impennata dei lavori stagionali per l’avvio dell’estate. Per fare un confronto, a maggio 2018, gli occupati in più rispetto al mese precedente erano stati 114 mila. Ma in questa cifra, i giovani latitano. Le trasformazioni dei contratti a termine in contratti permanenti aumentano, anche se non si tratta di grandi numeri. Mentre i contratti a tempo determinato nel trimestre sono cresciuti solo dello 0,1%, affiancati da una ripresa delle partite Iva, che invece erano ferme da tempo, probabilmente preferite ora dai datori di lavoro per evitare le stabilizzazioni. Dati che si possono trovare nel dettaglio dei numeri dell’Inps, che ad aprile 2019 certifica una riduzione non solo dei contratti a termine ma anche dei contratti a tempo indeterminato (-53 mila in un anno), con un aumento degli stagionali. In linea con il periodo dell’anno, appunto.

A Terni i dati non si discostano da quelli nazionali. Secondo la rilevazione Istat sulle forze di lavoro, nel primo semestre 2018 il numero di occupati residenti nella provincia di Terni è pari a 86 mila unità, in aumento dello 0,8 per cento rispetto al primo semestre 2017, mentre il numero di persone in cerca di occupazione ammonta a 9 mila unità, il 16,6 per cento in meno rispetto allo stesso periodo del 2017. Le variazioni descritte assumono il medesimo segno per entrambi i sessi. Le persone che non lavorano e non cercano lavoro sono 135 mila, in aumento dello 0,5 per cento. L’incremento riguarda anche le attività dei servizi, in particolare il commercio e il settore della ristorazione, la contraddizione è data dall’aumento degli occupati con la diminuzione del salario.

Ma esistono molti problemi rispetto alle condizioni di lavoro. Molto si gioca sulla compressione dei diritti come unico regolatore del mercato. Contratti non siglati dalle confederazioni con salario e diritti assolutamente inferiori, contratti a poche ore per poi lavorarne il doppio e anche di più, contratti in somministrazione, part-time inequivocabilmente involontari, rapporti di lavoro a chiamata mai rescissi. Sono solo alcuni dei casi ma tendenzialmente la linea di demarcazione è data solo da quanta precarietà in più o in meno si riesce a generare, a farne le spese è la qualità del lavoro e le condizioni delle singole lavoratrici e lavoratori, spesso per fruire dei diritti bisogna rivendicarli, o peggio, bisogna agire dal punto di vista legale. Questo non è il territorio che vogliamo, non possiamo lasciare una eredità così pesante alle giovani generazioni che si affacciano al mondo del lavoro con la speranza di affrancarsi dalla dipendenza economica familiare.

Tuttavia il sistema delle imprese del commercio, terziario e servizi così come alcune sigle sindacali autonome, non possono svolgere un ruolo di rappresentanza sociale utilizzando la speranza, legittima, di chi vuole un lavoro con la dignità che evoca tale condizione, peggiorandone le condizioni materiali. Per questa ragione chiediamo alle imprese di costruire un confronto per determinare un ‘Patto per la legalità’, un sistema di regole condivise per favorire una competizione leale basata sulla qualità del lavoro e delle attività commerciali in cui la specializzazione rappresenta l’elemento che contribuisce a creare la differenza. Per il sindacato la filiera commercio-turismo-cultura rappresenta una grande opportunità anche per Terni considerato che la diversificazione è un grande valore aggiunto che, opportunamente valorizzata, deve generare sviluppo, crescita e occupazione di qualità. La nostra città ha bisogno di essere rivalorizzata nel suo centro storico evitando scorciatoie che non garantiscono l’attrattività della filiera mettendo a sistema le attività culturali e il turismo con il terziario.

Altra considerazione è quella legata agli appalti dove la competizione è tutta a vantaggio del contenimento dei costi tra i quali c’è sicuramente quello del lavoro, eppure sempre si è sostenuto che non può esserci taglio di retribuzione né tantomeno di diritti. Fare riferimento all’elemento della congruità garantisce le imprese, le lavoratrici e i lavoratori, se ci fosse una graduatoria rispetto alle condizioni materiali degli occupati questo pezzo importante del mondo del lavoro, le tante esternalizzazioni sono l’esempio, si troverebbe agli ultimi posti con bassi salari e tutele sempre da rivendicare. Ogni cambio di appalto è per il sindacato una trattativa infinita per far rispettare la clausola sociale e per non determinare profili orari che non rispondono a un salario dignitoso in grado di tutelare il costo della vita. Il rispetto dei contratti collettivi di lavoro è uno degli elementi fondanti dell’essere sindacato nella tutela degli interessi dei lavoratori e, conseguentemente, delle aziende sane. Infine rivendichiamo la necessità di non penalizzare le aziende sane del territorio che rappresentano ancora un valore da difendere in un sistema di regole condivise.

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