Terni: «Quell’insegna è uno scempio»

Centrale di Galleto ‘griffata’ ERG. Italia Nostra non ci sta e attacca: «Violentata l’architettura del Bazzani. Chi ha autorizzato?»

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di Marco Sansoni
Italia Nostra Terni

C’è voluto l’avvento dell’industriale Garrone (ERG) per subire l’insulto di una mega insegna apposta su un simbolo dell’architettura del primo Novecento, collocato a Galleto, a due passi dalla cascata delle Marmore. Si tratta di una magniloquente palazzina progettata quasi un secolo fa da Cesare Bazzani a servizio del nascente polo idroelettrico.

Né ENEL, né Endesa, né E.On, pur ampiamente disattenti sullo stato dei propri immobili, pur dimentichi dell’esistenza di obblighi di tutela dei corpi idrici, si erano permessi di toccare lo storico edificio. E chi in passato lo fece, come la Società Terni, mostrò ben altra misura e classe. Ma è questione di stile: forse qualcuno ha scambiato Galleto per una stazione di servizio.

Così, contro i richiami architettonici al classicismo, contro il nitore dei marmi, contro l’equilibrio estetico complessivo di un patrimonio comune, è ora visibile l’insegna di famiglia del nuovo ‘padrone’ delle Marmore. Si intende che chi avesse autorizzato un simile scempio, si commenterebbe da solo.

Cresce frattanto il degrado visuale di un’area di particolare pregio ambientale – le Marmore, la Valnerina – naturalistico e architettonico, sempre più attaccata dal modernismo pubblicitario, da cartelli di ogni foggia et similia. Il fatto che Garrone abbia riversato alla E.On 950 milioni di euro per la concessione idroelettrica  – che peraltro doveva già essere posta a gara da anni – non autorizza comunque iniziative del genere.

Anziché violentare l’architettura di Cesare Bazzani con simili emblemi, ERG piuttosto rilasci l’acqua nei corpi fluviali secondo quanto stabilito dalle normative internazionali, a partire da quei 4,5 metri cubi al secondo individuati anni fa da Arpa e università di Perugia quale flusso minimo riservato alle Marmore.

Se infatti fosse rispettato il cosiddetto deflusso minimo vitale, ci risparmieremmo storie come quella di Ferragosto, con la cascata chiusa a metà giornata, ultima figuraccia di una serie ultradecennale, ovvia conseguenza di ampie complicità da parte di numerosi politici locali, attratti esclusivamente dai miseri favori del grande capitale e perciò ben lontani da una reale difesa del territorio e dell’interesse generale.

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