Terni, Riabilitazione: giallo sugli infermieri

Il personale per aprire il reparto inaugurato a dicembre e mai entrato in servizio ci sarebbe, ma utilizzato in altre aree dell’ospedale

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Qualcosa non quadra. Perché se le cose stanno come una fonte bene informata le ha raccontate ad umbriaOn, c’è più di una di una discrepanza, nella storiaccia del reparto di ‘Riabilitazione intensiva neurologica’ dell’ospedale di Terni, tra le dichiarazioni ufficiali – di azienda ospedaliera e sindacati – e la realtà dei fatti.

Il taglio del nastro, a dicembre 2015

Il taglio del nastro, a dicembre 2015

Ipse dixit Perché è indubbiamente vero che Giorgio Lucci, segretario della Fp Cgil di Terni e il coordinatore degli iscritti, Alberto Bertini, dicono «sì all’apertura del nuovo servizio contemporaneamente all’assunzione di nuovo personale», ed è altrettanto vero che Rossana Fiocchi, segretaria regionale della Federazione italiana autonoma lavoratori sanità (Fials), rivendica che «quel reparto deve aprire il più presto possibile, ma creando lavoro per nuovo personale e non spostandone altro per lasciar posto alle cooperative». Ed è indiscutibilmente vero che il direttore generale dell’azienda ospedaliera, Maurizio Dal Maso, dice di voler «aprire il reparto il prima possibile, con i tempi e i modi corretti. Appena le criticità saranno risolte, il reparto aprirà». Però la faccenda non è proprio messa come la raccontano.

Una delle stanze mai utilizzate

Una delle stanze mai utilizzate

Il personale Perché tra febbraio e aprile il personale destinato a quel reparto sarebbe stato effettivamente assunto – e pure spedito all’Unità gravi cerebrolesioni acquisite (Ugca) di Foligno, per fare training – ma poi, una volta tornato in sede, è finito altrove. A tappare i buchi di un organico – questa forse è l’unica verità incontrovertibile – dannatamente sottodimensionato rispetto alle esigenze. E magari pure mal gestito.

I numeri La realtà, infatti, sarebbe questa: per il reparto di ‘Riabilitazione intensiva neurologica’ erano previsti sei infermieri (due acquisiti con mobilità interna e quattro da assumere – a tempo determinato con incarico rinnovabile – attraverso una graduatoria aperta. E la cosa è stata fatta. A loro, poi, si deve aggiungere una/un caposala. L’organico deve essere integrato da cinque terapisti e una figura di coordinamento, oltre a cinque Oss (operatori socio sanitari), Dei terapisti, tre dovrebbero operare per cinque ore al giorno e per cinque giorni alla settimana, mentre gli altri due e la persona incaricata del coordinamento dovrebbero operare per sei ore al giorno e per sei giorni. Gli orari dei due gruppi di terapisti sono previsti con uno sfalsamento di 30 minuti in modo da coprire otto ore di riabilitazione dal lunedì al venerdì e sei ore il sabato: «Una specie di paradiso per i pazienti – dice la persona che racconta queste cose ad umbriaOn – visto che a Foligno il sabato lavorano due persone che devono seguire una ventina di malati».

Knockin’ on heaven’s door Ma – com’è, come non è – quel paradiso resta chiuso. Le cose dette, come si è raccontato, sono tante – e Gianfranco Colasanti, il battagliero presidente dell’Unmil sarebbe pronto a dare nuovamente battaglia – ma la realtà resta quella che è. Il personale ufficialmente non c’è, si avvicina il periodo delle ferie, bisogna organizzare i turni e, quindi, i pazienti – anche gravi – sono costretti a bussare, inutilmente, alle sue porte

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