Terni, Vescovo accusa: la città resta silente

A due giorni dalla dura presa di posizione di padre Giuseppe Piemontese, nessuna replica. Nemmeno da parte di chi parla a prescindere

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di Marco Torricelli

Sono passati due giorni e, a meno che non mi sia sfuggito qualcosa, le parole – per niente gentili – pronunciate dal vescovo Giuseppe Piemontese nell’omelia di domenica scorsa, nei confronti della ‘classe dirigente’ della città, sono state seppellite sotto una ‘gettata’ di silenzio.

San Valentino, processione e messa al duomo - 14 febbraio 2016 (16)

La messa in Cattedrale

La cassa integrazione «C’è chi dice che c’è una crescita dell’occupazione – aveva detto il vescovo – ma gli addetti ai lavori rilevano che la provincia ternana è quella che in Italia, ha registrato l’aumento più alto della cassa integrazione nel 2015 rispetto al 2014. La Caritas e altre lodevoli istituzioni benefiche confermano che si rivolgono ad esse non solo gli immigrati, sradicati dai loro beni, ma nostri connazionali ridotti allo stremo».

I giovani Padre Piemontese, poi, aveva fatto notare che «sembra che in ambito legislativo, governativo e amministrativo si dedichi attenzione esagerata nell’affrontare tanti problemi non propriamente prioritari, ma non si affronta con decisione e con la dovuta attenzione il tema basilare del lavoro, della famiglia e delle prospettive future dei nostri giovani, che sembrano sempre più condannati all’emigrazione o all’inerzia, anticamera del degrado civile e morale».

San Valentino, protesta dei fedeli - 12 febbraio 2016 (2)

La protesta in basilica

«Bassa pressione» Nel breve tempo di permanenza in questo territorio devo confessare che faccio fatica a comprendere la causa vera che impedisce alla nostra città di emergere da una bassa pressione in cui si trova appesantita nella Conca. Progetti innovativi e utopie su un futuro diverso vengono richiamati qua e là, da alcune menti illuminate, ma manca una passione-corale-di popolo, proiettato verso un futuro diverso e migliore.

Il dibattito che non c’è «La battaglia per le acciaierie, pur denotando una compattezza della città verso il proprio gioiello – ha evidenziato Giuseppe Piemontese – non ha portato alla convinzione che si è trattato di un ulteriore campanello d’allarme. Né si è avviato nel contempo la riflessione su progetti alternativi, non monocolturali, per questa città. Manca un vero dibattito corale culturale e politico sul futuro, che non sia solo di parte e a breve gittata».

Il 'faccia a faccia'

Il ‘faccia a faccia’

«Informazioni tenendenziose» Il vescovo non ha usato mezzi ternini: «Ho avuto, in diverse occasioni, nella interlocuzione impegnativa, la sgradevole percezione che le vere ragioni del proprio pensiero non siano palesate all’interlocutore o coram populo – ha sottolineato – ma sono fatte circolare in maniera sotterranea, trincerandosi dietro il si dice, seminando informazioni tendenziose ad arte come chi colpisce ai fianchi, per demolire l’avversario, senza l’intenzione di confrontarsi lealmente con argomenti veri. Forse mi sbaglio, ma senza chiarezza di posizioni, dialogo sincero, leale collaborazione non si costruisce».

«I burattinai» La vicenda del mancato trasferimento delle reliquie di san Valentino in Cattedrale, secondo il vescovo sarebbe riconducibile a questo atteggiamento: «La raccolte di firme, carpite con informazioni non veritiere e diffusione di notizie fuorvianti (ne ho le prove, ha detto padre Piemontese; ndr), non può essere argomento decisivo. L’epilogo è stata una sceneggiata, orchestrata ad arte da burattinai rimasti all’ombra. La civile convivenza anche ecclesiale non può essere governata dalla disinformazione e dalla prepotenza, per di più di pochi».

San Valentino, accensione cero sacro - 14 febbraio 2016 (2)

L’accensione del cero sacro

Le cariche Il vescovo, poi, ha anche detto la sua sul «prossimo rinnovo degli organismi statutari di importanti Istituzioni della città», dicendo che «è una opportunità da cogliere per unire le forze e promuovere una opportuna verifica e confronto su come valorizzare il patrimonio di persone, di esperienze e di sostanze della collettività intera, ricercando punti di incontro e convergenze per individuare e promuovere in maniera disinteressata il bene del territorio. Mi auguro che ognuno si adoperi a cercare e promuovere ciò che unisce e a rigettare ciò che divide».

Il silenzio Tutte affermazioni che – come la decisione poi avversata su san Valentino – possono essere condivise oppure no. Ma che avrebbero meritato una qualche presa di posizione: invece nulla. Delle due una: o il vescovo ha detto una serie di banalità e di cose non vere. Oppure ha detto cose fin troppo vere. I parrocchiani di san Valentino, che non erano d’accordo con lui, hanno fatte le barricate – magari ne parlerà con il cardinale Augusto Vallini (vicario di Papa Francesco), che si dice lo abbia già convocato in Vaticano per farsi spiegare cosa sia effettivamente accaduto – mentre gli altri, tutti gli altri – e non solo quei «burattinai» a cui ha fatto riferimento – hanno preferito tacere. La città non ne trarrà nessun beneficio.

 

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