Truffa allo Stato, l’Umbria coinvolta

L’operazione svolta dalla Guarda di finanza in Lombardia ha portato in carcere anche un commercialista di Latina che operava anche nella nostra regione

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C’è anche un commercialista di Latina, le cui attività hanno interessato anche l’Umbria, tra le otto persone sottoposte a misure cautelari – ed alle quali sono stati sequestrati ben per 26 milioni di euro – da parte del Gip del tribunale di Lodi. L’operazione è stata condotta dalla Guardia di finanza di Lodi e Casalpusterlengo.

Le indagini L’obiettivo delle investigazioni sono stati imprenditori e professionisti ruotanti intorno ad un gruppo di società, operanti nel settore dell’Information technology, cui sono stati contestati l’associazione per delinquere finalizzata all’emissione ed all’utilizzo di fatture per operazioni inesistenti, indebite compensazioni e truffa aggravata ai danni dello Stato, nonché altri reati fiscali per omessa o infedele dichiarazione.

Il sistema La Guardia di finanza spiega che «ècosì venuto alla luce un sistema di società ‘di comodo’, utilizzato per frodare il fisco e per sottrarsi al pagamento di tributi e contributi previdenziali ed assistenziali, facente capo, in via principale, a due imprenditori di Codogno, M.C., di anni 73 e A.C., di anni 46, padre e figlio, nonché ad un commercialista di Latina, C.P., di anni 66, operante nel Lazio, Umbria e Lombardia. Questi 3 soggetti sono stati destinatari della misura cautelare della custodia in carcere, mentre altri 4 soggetti sono stati sottoposti alla misura degli arresti domiciliari ed un altro ancora alla misura dell’obbligo di presentazione.

La truffa Il sistema di frode, chiariscono le Fiamme gialle, «ha consentito, complessivamente, di evadere l’Iva per circa 14,6 milioni di euro, di cui 3,7 milioni evidenziata a debito e non versata, attraverso, tra l’altro, l’utilizzo di fatture per operazioni inesistenti per oltre 35,6 milioni di euro. Inoltre, il sodalizio criminale ha artificiosamente licenziato e poi riassunto numerosi dipendenti, previo passaggio nelle liste di mobilità o in seguito a licenziamenti per giustificato motivo, intendendo, in tal modo, usufruire indebitamente delle agevolazioni previste dalla normativa lavoristica sulle nuove assunzioni, introdotte con il così detto ‘Jobs Act’ e generando, così, una truffa aggravata ai danni dello Stato per 132.955 euro».

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