Umbria, case popolari: rincari per 4 mila

Sindacati sul piede di guerra: «Mancano gli alloggi e aumentano i canoni delle fasce più deboli, è un’ingiustizia. Mobilitazione»

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«Purtroppo quello che andiamo denunciando da più di un anno si è puntualmente verificato: la riforma dei canoni dell’edilizia residenziale pubblica ha portato ad un aumento degli stessi canoni, in molti casi anche consistente, per oltre 4 mila 600 famiglie umbre». È una forte denuncia quella lanciata venerdì mattina da Cgil, Cisl e Uil dell’Umbria, insieme ai sindacati regionali degli inquilini, Sunia, Sicet e Uniat, che, in una conferenza stampa, hanno illustrato gli effetti concreti della modifica del regolamento sulle case popolari in Umbria, avversata sin dal primo momento dai sindacati.

L’allarme per il 2021

«Quando avvertivamo sugli effetti distorsivi che l’introduzione del meccanismo dell’Isee avrebbe avuto sulla determinazione dei canoni – hanno osservato i sindacati – siamo stati quasi derisi, ora però sono arrivate le bollette e sui numeri non si può più scherzare: su 6 mila 995 famiglie che vivono negli alloggi di edilizia residenziale pubblica, 4 mila 609 hanno avuto un aumento, mentre solo 2 mila 386 una piccola diminuzione». Tra l’altro, hanno spiegato i sindacati degli inquilini, l’aumento è per ora ridotto ad un 15% sul vecchio canone, grazie alla clausola di salvaguardia, ma da qui al 2021 andrà a regime, creando situazioni «drammatiche» nelle quali persone con redditi molto bassi, soprattutto persone sole e anziane, si troveranno a pagare il doppio se non il triplo di prima.

A corto di alloggi, ma tanti inutilizzati

Ma accanto a questo grave problema contingente, per il quale proprio venerdì i sindacati invieranno richieste di incontro a tutti i gruppi consiliari della Regione, c’è una questione più generale: la grave mancanza di alloggi che consente attualmente di soddisfare appena il 6-7% delle richieste. Una situazione resa ancora più «inaccettabile» dalla presenza sul territorio di una grande quantità di alloggi, pubblici e privati, inutilizzati (si calcola che in Umbria possono essere circa 10 mila). Da qui la richiesta che i sindacati, Cgil, Cisl e Uil, hanno inserito in una vera e propria ‘Piattaforma regionale per la casa’ che intendono portare al confronto con le istituzioni. «Abbiamo bisogno di mettere da parte populismi e strumentalizzazioni politiche e affrontare davvero il problema, che è quello della mancanza di alloggi – hanno detto i segretari delle tre organizzazioni -. E farlo partendo da un’azione semplice di monitoraggio dell’esistente, con la creazione di un osservatorio sugli edifici pubblici inutilizzati (compresi quelli sequestrati e confiscati alla malavita organizzata), sulla situazione degli sfratti incolpevoli e più in generale sulle necessità dell’abitare della nostra popolazione».

Le mosse future

Se le risposte dovessero continuare a non arrivare, i sindacati sono pronti alla mobilitazione. «Non siamo più intenzionati a subire queste ingiustizie verso le fasce più deboli della popolazione – hanno concluso Cgil, Cisl, Uil e Sunia, Sicet, Uniat – per cui, in mancanza dell’apertura di un confronto serio, siamo pronti ad aprire, insieme agli inquilini, una mobilitazione regionale».

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