Umbria: «Emigrazione, fenomeno che torna»

Mario Bravi (Ires Cgil Perugia): «Diminuisce l’immigrazione mentre aumenta il numero di italiani che vanno all’estero per cercare un futuro migliore e dignitoso»

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«Mentre in Italia, come dimostrano le recenti vicende di Gorino, crescono, purtroppo, fenomeni di intolleranza e anche di xenofobia, i dati nudi e crudi ci raccontano un’altra realtà. Lo studio della Fondazione Migrantes lo indica chiaramente: in molte aree del paese diminuisce l’immigrazione mentre al contrario aumenta il fenomeno dell’emigrazione, cioè di italiani che colpiti duramente dalla crisi economica, vanno all’estero per cercare prospettive di occupazione e un futuro migliore e dignitoso». Secondo Mario Bravi, presidente di Ires Cgil di Perugia, «paura e intolleranza spesso non fanno vedere quello che realmente si muove nella nostra società. A livello nazionale e regionale».

Controtendenza Secondo Bravi, «proprio l’undicesimo rapporto della Fondazione Migrantes dimostra che nel 2015 in Umbria il fenomeno dell’immigrazione si è ridotto del 1,5%. In controtendenza invece quello relativo dell’emigrazione. Infatti nella nostra regione 1.164 umbri, sempre nello stesso periodo, si sono iscritti all’Aire (Anagrafe Residenti all’Estero). Numeri che risultano essere in ulteriore aumento nel 2016. Nello scorso anno i residenti umbri all’estero risultano essere complessivamente 34.670 (27.316 della provincia di Perugia e 7.354 di quella di Terni). Di questi il 20,6% sono nella fascia di età tra i 18 e i 34 anni e questo dato è al tempo stesso interessante e preoccupante. Interessante perché indica una tendenza che andrebbe meglio analizzata per capire i cambiamenti , preoccupante perché comunque è un ulteriore indicatore della grave crisi economica e sociale che attraversa la regione e che costringe molti di questi giovani (sempre di più) a cercare fortuna all’estero».

Emigrazione che cresce Anche il dato delle nazioni nei quali risultano essersi trasferiti i 34.670 umbri all’estero, prosegue il presidente di Ires Cgil, «è indicativo: 6.786 in Francia, 4.291 in Svizzera, 2.963 in Germania, 2.283 in Gran Bretagna, 1.703 in Lussemburgo, 1.488 in USA, 553 in Australia, 488 in Canada, 445 in Sudafrica. Tutti paesi che offrono maggiori opportunità di lavoro e quindi migliori condizioni di vita. E’ evidente che questo fenomeno di una forte, progressiva ripresa dell’emigrazione, in particolare quella giovanile, pone un problema serio e richiede una discussione e una iniziativa conseguente per mettere in campo un progetto vero e solido che contrasti i sempre più evidenti fenomeni d’impoverimento della nostra regione».

 

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