Università ‘raggirata’, condanna a Perugia

Un giovane ricercatore universitario – con doppia borsa di studio – dovrà ripagare l’Università di Perugia con quasi 15mila euro

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di Umberto Maiorca

Doppio dottorato, doppia borsa di studio e dipendente statale. Il giovane ricercatore universitario pensava che nessuno si accorgesse del raggiro, ma adesso dovrà ripagare l’Università di Perugia con quasi 15mila euro.

Doppia ‘borsa’ Il dottorando è stato chiamato in giudizio presso la Corte dei conti dal pm Fernanda Fraioli perché «quale fruitore di una borsa di studio per il dottorato di ricerca in ‘Diritto Pubblico’ presso l’Università degli Studi di Perugia, per ivi sentirlo condannare al pagamento della somma di 14.539,44 euro a favore della predetta Università … per l’indebita percezione della menzionata borsa di studio».

La denuncia La Procura contabile, infatti, aveva ricevuto una comunicazione dal ministero della Difesa (del quale era dipendente il dottorando) con la quale si comprovava che lo stesso «risultava iscritto contemporaneamente [anche] all’Università degli Studi di Verona, per altro dottorato di ricerca (in ‘Diritto Costituzionale Italiano Europeo’), con fruizione di una borsa di studio anche per tale dottorato». Per ottenere le borse di studio il ricercatore «aveva presentato apposite domande il 13 ed il 16 febbraio 2009, rispettivamente presso l’Ateneo di Verona e di Perugia, puntualizzando in quest’ultima domanda di non fruire di ‘altra borsa’ e di non essere ‘dipendente pubblico’».

Prima sentenza A gennaio dell’anno successivo il ricercatore rinunciava al corso del dottorato di Perugia. Gli assegni mensili, secondo la Procura contabile, però, li aveva incassati danneggiando l’Università. Ad ottobre del 2015, inoltre, il dottorando veniva condannato penalmente «per gli stessi fatti oggetto del presente giudizio, condannandolo anche al pagamento della provvisionale immediatamente esecutiva per le parti civili costituite in quel giudizio, ministero della Difesa (Amministrazione di appartenenza del predetto) e ministero dell’Università degli Studi di Perugia, nell’ammontare – rispettivamente – di 28.000 e 19.000 euro, per i danni subiti dalle parti medesime non ancora provati – in quella sede – ‘nel loro preciso ammontare’». Sentenza che è stata impugnata in appello, ma che non ha impedito il corso della giustizia contabile.

La condanna Secondo i giudici della Corte dei conti il ricercatore «ha fruito della relativa borsa di studio – illecitamente, ossia in base ad una domanda nella quale non è stata data corretta indicazione né del fatto che egli era dipendente dell’amministrazione della Difesa, né che avrebbe fruito di altra borsa di studio per analogo dottorato di ricerca presso l’Università degli Studi di Verona» e che «la percezione illecita della menzionata borsa ha determinato un danno all’Università degli studi di Perugia almeno di importo pari ai ratei riscossi (14.539,49 euro), causalmente ascrivibile alla condotta dolosa del convenuto». Da qui la condanna al risarcimento del danno a favore dell’ateneo perugino, con tanto di interessi e spese processuali.

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