Volkswagen, il ‘caso’ sfiora anche Terni

La procura della Repubblica aveva aperto un fascicolo dopo una denuncia presentata

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Lo scandalo della Volkswagen, che ha ammesso nei giorni scorsi di aver ingannato le autorità Usa in merito alle emissioni delle proprie auto alimentate a diesel, ha gettato nuovi dubbi anche sulle misure di protezione della salute e dell’ambiente legate a questo tipo di motori. Tanto che il ministero della salute ha chiesto all’Istituto superiore di sanità uno studio sui filtri anti-particolato (Fap) usati dal 2008 su milioni di veicoli diesel, a seguito di una segnalazione del procuratore di Roma.

Pignatone A dare l’annuncio, citando come fonte il capo ufficio stampa del ministero della salute, è stata l’agenzia Reuters: «Il ministero ha chiesto all’Iss un approfondimento su questo filtro (Fap), dopo aver ricevuto la lettera del procuratore di Roma, Giuseppe Pignatone» che, infatti, l’8 luglio scorso, aveva scritto ai ministri dei trasporti, della salute e dell’ambiente, segnalando la questione del funzionamento dei Fap.

Il sostituto procuratore Elisabetta Massini

Il sostituto procuratore Elisabetta Massini

I filtri La vicenda nasce dalla denuncia presentata da alcune associazioni dei consumatori e da una società che produce una tecnologia alternativa ai Fap – e qui entra in campo la procura della Repubblica di Terni – resa nota grazie ad un’iniziativa di alcuni senatori il 29 aprile di quest’anno e nella quale si fa presente che «il procuratore di Torino, Raffaele Guariniello, starebbe indagando, dopo l’incendio di un mezzo, sul funzionamento e l’utilità dei dispositivi Fap» e che «anche la Procura di Roma indagherebbe sul funzionamento dei filtri antiparticolato», perché «in data 29 aprile 2014 il pubblico ministero Giorgio Orano avrebbe ricevuto da Elisabetta Massini, sostituto procuratore di Terni, gli atti di un procedimento», a carico di cinque dirigenti ministeriali «che, in concorso tra loro, avrebbero commesso i reati di abuso d’ufficio e falso ideologico, sostituendosi illegittimamente ai Cpa per l’esecuzione delle prove tecniche».

Richiesta di sequestro Nel provvedimento a firma del pubblico ministero Massini si riterrebbe «necessario valutare l’opportunità di procedere al sequestro dei filtri medesimi, per i quali non appare sussistere alcuna prova assunta nel rispetto delle norme in ordine alla loro efficacia rispetto ai precetti della Comunità europea che hanno dato luogo alla emissione del decreto ministeriale 39/08 nonché valutare le eventuali probabili conseguenze negative in materia ambientale derivanti dalla loro utilizzazione». Dalla perizia commissionata dal pubblico ministero Massini sarebbero emerse, dicono i senatori, «anomalie sui dispositivi venduti sul mercato».

Archiviazione La procura di Roma ha chiesto l’archiviazione dell’indagine, non ritenendo evidentemente che la vicenda abbia un rilievo penale. Ma il procuratore ha scritto ai ministeri per segnalare i dubbi emersi sui potenziali rischi per la salute legati all’applicazione della normativa: «Il rilascio delle omologhe dei Fap è avvenuto per anni, e si ha modo di ritenere che avvenga ancora, senza alcuna verifica del corretto funzionamento dei suddetti sistemi nel lungo periodo», scrive il procuratore di Roma Pignatone.

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