«L’Italia di mezzo, quale ruolo per Terni?»

Celestino Tasso (Cisl): «Serve all’Umbria una ridefinizione territoriale diversa e non il progetto di realizzare Perugia città Regione»

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di Celestino Tasso
Segretario regionale Cisl Umbria,
Coordinatore di Terni

Sono convinto che il progetto di Macro Regione Centro Italia per il suo spessore e per il cambiamento insito che esso porterà, debba essere il frutto, soprattutto, di un percorso di confronto e dialogo che parta dal basso e che coinvolga cittadini, attività, associazioni e componenti socio economiche nonché culturali non solo della Regione Umbria, ma anche delle altre interessate.

Quello che chiaramente si nota è che con il PATTO DEL SAGRANTINO, siglato il 20 Novembre 2015 è stata fatta una scelta oligarchica fatta dai tre Presidenti di Regione nonostante le dichiarazioni che essa non sarebbe stata una “fusione a freddo”, siamo ancora in attesa della stesura di un documento politico comune da portare ai rispettivi consigli regionali.

Campa cavallo che l’erba cresce. Nel frattempo in Umbria non si è stati con le mani in mano.

L’articolo del IL SOLE 24 ORE pubblicato il 23 Maggio 2016 è un campanello d’allarme su cosa invece sta andando avanti: il progetto di realizzare PERUGIA CITTA’ REGIONE. Con la Legge Regionale del 2 Aprile 2015 n. 10 tornano alla Regione Umbria molte competenze in materia di urbanistica e di governo del territorio in precedenza delegate alle Provincie. La Regione Umbria assumeva così anche funzioni quali il rilascio e il rinnovo dell’autorizzazione integrata ambientale (Aia) e dell’autorizzazione unica ambientale (Aua), e la valutazione ambientale strategica
(Vas).

Anche l’ambiente viene sacrificato sull’altare del regionalismo e del progetto PERUGIA CITTA’ REGIONE. Anche l’Arpa nella città dell’acciaio e della chimica, degli inceneritori e delle tante vecchie discariche industriali, è stata ridotta ai minimi termini, assegnando a Perugia la cabina di regia di tutte le operazioni di monitoraggio ambientale, non ultima quella che ha riguardato l’impianto Terni Biomassa.

Nel silenzio più totale, la struttura ternana dell’Arpa è stata messa in un angolo in nome di quel processo di regionalizzazione che sta trasformando l’Umbria nella tanto voluta PERUGIA CITTA’ REGIONE.

Per non lasciare nulla al caso pezzo dopo pezzo da Terni sono state risucchiate verso Perugia l’Ater, l’Atc fino al Provveditorato, e ora l’Arpa. Anche Confindustria si è regionalizzata.

Oggi di fatto Terni sta perdendo quella che può essere considerata la spina dorsale di una città: case popolari, trasporti, scuola e ambiente. Terni città e territorio residuale. Eppure qualche cosa di diverso si era mosso.

Percorso lungo quello del PROGETTO CIVITER iniziato con la sottoscrizione del protocollo siglato a Terni il 21 Maggio 2014 dove i sindaci di Civitavecchia, Rieti, Terni e Viterbo firmarono il protocollo di intesa CIVITER per iniziare la tanto attesa sinergia fra Comuni.

La scommessa da vincere era ben delineata: evitare che si andasse incontro a quella che gli economisti chiamano la “grande divergenza”. Era è una scommessa che le città medie, ma non solo, potevano vincere solo facendo rete al loro interno e tra di loro. L’intero sistema territoriale di rete avrebbe ottenuto così un sicuro posizionamento per sfruttare
i vantaggi del sistema di relazioni con Roma di quello che si caratterizza come un vero e proprio corridoio nord dell’area metropolitana romana.

Della bontà dell’idea del PROGETTO CIVITER se ne erano accorti e convinti sia lo Studio AMBROSETTI, sia la CONFINDUSTRIA Terni, dove nella loro presentazione del MASTERPLAN del 27 Novembre 2015, per quanto riguarda gli aspetti di carattere logistico, individuavano e riconoscevano l’importanza di CIVITER.

Sono fortemente convinto che i due progetti: MACRO REGIONE e CIVITER possono entrambi coesistere se si ha il coraggio di ragionare fuori dagli schemi, superando gli steccati campanilistici e le volontà egemoniche di accentramento a prescindere. L’accentramento verso PERUGIA CITTA’ REGIONE è evidente e purtroppo quello che si sta progettando accentuerà l’isolamento del territorio di Terni considerato residuale.

I fatti dicono che CIVITER punta sul porto di Civitavecchia, sull’interporto di Orte, sulla piastra logi-stica di Terni-Narni, sul completamento della Terni-Rieti, sul raddoppio della Orte-Falconara. La “po-litica” che conta punta sulla CITTA’ REGIONE, sul QUADRILATERO, sul collegamento veloce con Firenze e la stazione della Medio-Etruria, sull’aeroporto di Perugia, sui porti di Piombino e Ancona, sulla piastra logistica di Jesi. Tutte operazioni ad escludendum che tagliano fuori di fatto l’Umbria del Sud.

Serve all’Umbria una ridefinizione territoriale diversa e di più peso con CIVITER che sia un ulteriore motore di spinta verso integrazioni territoriali ancora da costruire.

Serve al Territorio di Terni la presenza di CIVITER, perché potrà dare un senso compiuto ad un sistema sanitario-ospedaliero diverso con l’effettiva realizzazione del nuovo ospedale di Narni-Ame-lia, un ulteriore sviluppo a quello di Orvieto e dare a quello di Terni un peso diverso, riconoscendo di fatto la gravitazione che su di esso già opera dai territori limitrofi congestionando, oggi di fatto, una struttura pensata per un territorio non più corrispondente alle esigenze attuali e future.

Reputo che il tentativo in essere di creare una USL unica Umbria sia deleterio, non condivisibile e inaccettabile e che esso, se percorso, dia un ulteriore segnale della residualità del Territorio di Terni.

Serve al Territorio di Terni e a tutta l’Umbria avere rapidi collegamenti con il porto di Civitavecchia non solo per lo scambio delle merci, ma come porta d’ingresso per un turismo diverso che valorizzi e faccia conoscere le bellezze e i prodotti dell’Umbria.

Serve al Territorio di Terni avere approcci diversi con “altre” Università non solo quella di Perugia, ma Viterbo e Roma puntando sulla ricerca applicata, sui materiali speciali, sull’innovazione sulle nuove professionalità.
Serve pensare in grande, non richiudendosi su se stessi o accentrando selvaggiamente pensando di rafforzare così un concetto di CITTA’ REGIONE che alla fine penalizzerà tutti gli umbri.

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