Adesso la sostenibilità si impara in facoltà

A Perugia un esame a scelta per comprendere l’impatto di ciascuno sull’ambiente. Ogni dipendente dell’università produce 2,5 tonnellate di Co2 l’anno

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di P.C.

In un anno, all’università, uno studente dell’ateneo di Perugia produce 1.44 tonnellate biossido di carbonio, il temibile Co2 che è fra le cause principali del buco dell’ozono. Un dipendente quasi il doppio: 2.5 tonnellate. È una delle curiosità contenute nel report sulla sostenibilità, realizzato dalla Rete delle Università per lo Sviluppo Sostenibile, che sarà presentato mercoledì 18 a Perugia.

Questione di ‘media’ Non che i dipendenti producano di per sé più ’emissioni nocive’ degli studenti. È che nelle modalità di calcolo utilizzate per arrivare al consumo medio annuo ad personam citato nell’abstract del report si segue una serie di criteri per cui, inevitabilmente, la produzione di rifiuti e il consumo di elettricità di una determinata attività si suddivide fra le persone che ne usufruiscono in quel momento. E siccome gli studenti sono di più, ‘impattano’ di meno.

Contano però anche gli stili di vita Si tratta di un dato risultante da molti fattori, ovvero, ad esempio, dai consumi di energia elettrica e calore, di acqua, dall’analisi dei percorsi casa-università e delle abitudini nel campo della mobilità del personale e degli studenti, dai materiali di consumo utilizzati e dai risparmi ottenuti dal processo di dematerializzazione, dai rifiuti prodotti, sia speciali sia assimilati agli urbani. Insomma, come ogni numero va interpretato, ma comunque fa impressione.

Imparare la sostenibilità «Il quadro delineato nel report – ha evidenziato il professor Federico Rossi, referente dello Studium – è un risultato e al contempo un punto di partenza, rispetto al quale agire con iniziative migliorative, ovvero volte a diminuire i valori emersi: in particolare nei settori dell’energia e dell’efficientamento energetico degli edifici o in quello dei rifiuti, nella mobilità, favorendo il trasporto pubblico in tutte le forme possibili». A supporto del suo impegno sul fronte della sostenibilità, l’ateneo perugino a breve proporrà un insegnamento specifico, facoltativo, attivo in tutti i corsi di laurea: «Ci stiamo pensando – ammette il professor Rossi – per far sì che, in ogni ambito di studio, si impari a tener conto di buone pratiche per la salvaguardia dell’ambiente».

L’ateneo come un’azienda L’università è un polo produttivo. Produce sapere ma anche rifiuti ed emissioni. Per questo nell’ateneo perugino si sono posti il problema di come analizzarle e, al fine, ridurle. Analisi dei materiali, dei comportamenti, della produzione di rifiuti. E anche qui si scopre, ad esempio, che l’Università di Perugia produce 40 tonnellate annue di rifiuti speciali. Obiettivo ultimo è tendere verso la sostenibilità, diminuendo emissioni e rifiuti (che hanno un doppio costo: trasporto e smaltimento), favorendo la dematerializzazione e implementando l’utilizzo dei trasporti pubblici.

I trasporti pubblici Da questo punto di vista c’è tanta strada da fare. Anche perché i servizi di trasporto pubblico costano e attivarli non è così semplice, come si è visto nel caso di Gimo. E anche quando sono attivi spesso non sono comodi, inefficaci e inefficienti, tanto che – come è emerso nell’incontro di martedì mattina – gran parte degli studenti che frequenta l’università con i mezzi, poi tende a passare all’auto privata. Il caso della Ferrovia Centrale Umbra è ovviamente un caso limite che però si ripercuote sulle scelte degli studenti da questo punto di vista.

Gli interventi Alla conferenza stampa di presentazione del report sono intervenuti anche – per specifici approfondimenti relativi alle diverse attività – il professor Andrea Nicolini e il mobility manager di Unipg dottor Massimo Lacquaniti, entrambi referenti operativi RUS per l’Ateneo di Perugia, la dottoressa Lucia Pampanella, responsabile dell’Ufficio Ambiente Unipg, la professoressa Susanna Esposito, direttore della Clinica pediatrica, Alessandro Biscarini, Presidente del Consiglio Studenti e i dirigenti ingegner Fabio Piscini (Ripartizione Tecnica) e dottoressa Veronica Vettori (Ripartizione del Personale).

‘Sostenere’ un figlio Nell’ottica della sostenibilità, la professoressa Esposito ha illustrato il nuovo servizio di assistenza specialistica pediatrica gratuita per i figli degli studenti, istituito in armonia con l’obiettivo n.3 (Good Health and Well-Being) dell’Agenda 2030, recentemente attivato presso gli ambulatori della Struttura Complessa Clinica Pediatrica, blocco H, piano +2 della sede ospedaliera Santa Maria della Misericordia a Perugia.

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