Altopiano Alfina, torna il vincolo paesaggistico

Il consiglio di Stato ha ripristinato la misura sospesa a luglio dal Tar del Lazio. Associazioni ambientaliste: «Ora aprire nuova fase»

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La sezione sesta del consiglio di Stato ha ripristinato il vincolo paesaggistico sull’altolpiano dell’Alfina, la cui validità era stata sospesa lo scorso 29 luglio dal Tar del Lazio, in attesa di maggiori approfondimenti relativi al coinvolgimento della Regione Lazio nell’iter.

Soddisfazione A darne notizia è il coordinamento delle associazioni ambientaliste dell’Orvietano, Tuscia e lago di Bolsena: «Il consiglio di Stato – affermano – ha eclissato ogni dubbio su come l’operato del Ministero e delle associazioni che in questi anni si sono battute per salvaguardare l’altopiano dell’Alfina da speculazioni, sia stato limpido e non viziato da mere questioni di interesse come più volte, e in molte sedi, calunniosamente insinuato dalle imprese e dai loro disinvolti e loquaci avvocati».

«Progetti impattanti» Imprese che, nel tempo, hanno elaborato progetti ritenuti ‘impattanti e non sostenibili’ dalle associazioni ambientaliste: «Dal mega progetto di cava a cielo aperto a quello, fantasioso, relativo alla centrale a biogas con 18 mila metri cubi di cemento armato per strutture alte fino a 12 metri. Dallo spericolato Cimarello al mastodontico progetto geotermico Torre Alfina – Castel Giorgio»

«Aprire nuova fase» Infine dalle associazioni parte un invito: «Riteniamo conclusa la prima fase di tutela e salvaguardia dal ‘far west autorizzativo’ conosciuto negli ultimi quindici anni. Cominciamo una nuova era in cui cittadini, amministratori locali, regionali e Stato lavorino congiunti a un nuovo modello di sviluppo, incentrato sull’importanza di valorizzare il particolare paesaggio agrario tipico dell’altopiano che con la sua alternanza fra campi e boschi, con i suoi corridoi biologici formati da siepi campestri e dai numerosi fossi ricchi di vegetazione riparariale, costituisce un unicum indissolubile con le riserve regionali di Monte Rufeno e Selva di Meana».

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