Architetti di Terni a convegno su ambiente, natura e architettura

L’evento si è svolto venerdì al PalaSì

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Si è svolto venerdì a Terni, presso il PalaSì, il secondo appuntamento con le iniziative per il centenario della costituzione dell’Ordine professionale degli architetti. Dal titolo ‘Ambiente, natura e architettura’, l’incontro ha voluto suggerire i migliori temi del lavoro edilizio e urbano e del compito degli architetti per un nuovo rapporto con la natura ed il paesaggio, come ha ricordato nell’intervento di apertura l’architetta Monica Di Orazio. Sono intervenuti all’evento Sara Francescangeli, presidente del consiglio comunale di Terni; Mascia Aniello, assessore all’ambiente del Comune di Terni; Luigi Rossetti, direzione regionale sviluppo economico, agricoltura, lavoro, istruzione, agenda digitale della Regione Umbria. L’architetto Andreas Kipar Land, in videocollegamento, ha trattato ‘la cura della sostenibilità ambientale e l’architettura’. Alla tavola rotonda, dal tema ‘Sensibili e sostenibili, forme e culture delle pratiche ambientali’ e moderata dalla giornalista Maria Luce Schillaci, hanno partecipato gli architetti Rocco Olivadese (Comune di Orvieto), Miro Virili, Paolo Verducci (università di Perugia), Claudio Bedini (Comune di Terni) e l’ingegner Francesco Longhi (Arpa Umbria). «L’ambiente è dove tutti noi ci incontriamo; dove tutti abbiamo un interesse comune; è l’unica cosa che tutti noi condividiamo». Con questa frase di Lady Bird Johnson ha aperto il suo intervento il presidente dell’Ordine degli architetti di Terni, Stefano Cecere, per poi proseguire: «Alla cabina di regia denominata ‘Benessere Italia’, organo della presidenza del Consiglio, spetta il compito di ‘coordinare, monitorare, misurare e migliorare le politiche di tutti i ministeri nel segno del benessere dei cittadini’. Un passo avanti per dotare l’Italia di una governance ed uno strumento che permette di promuovere un benessere equo e sostenibile attraverso la definizione di nuovi approcci, nuove politiche e nuove architetture. Le cinque macroaree in cui si focalizzano le linee programmatiche dell’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile – ha ricordato l’architetto Cecere – sono la rigenerazione equo sostenibile dei territori, la mobilità e coesione territoriale, la transizione energetica, la qualità della vita, l’economia circolare. A queste aggiungerei la salvaguardia idraulica. Queste linee pongono al centro la persona e mirano alla promozione di stili di vita sani, alla definizione di tempi di vita equilibrati, alla progettazione di condizioni di vita eque, alla promozione di azioni finalizzate allo sviluppo umano, alla formazione continua. Mai come adesso noi architetti siamo parte integrante di questo processo. I fondi disponibili sono in questo momento al massimo della loro risorsa economica. Pnrr, Psr, sono programmi e indirizzi che ci obbligano, con la nostra cultura e formazione, a dare e mantenere l’equilibrio tra rispetto dell’ambiente – valorizzandolo – e progresso socio economico. Proprio attraverso quelle strategie di lungo e medio periodo, come riconoscere il valore intrinseco delle risorse ambientali, favorire la transizione energetica utilizzando fonti di energia rinnovabile, ideare prodotti, beni e servizi attraverso una progettazione basata sull’attenzione all’ambiente con l’eco-design, mitigare gli effetti del cambiamento climatico, utilizzare materiali biodegrabili, progettare in bioclimatica, riconvertire con progettazioni mirate quello che l’uomo usa o consuma per lo smaltimento dei rifiuti. Pertanto il messaggio del nostro Ordine è: usiamo l’ambiente come architettura, modifichiamo l’architettura per l’ambiente e uniamo i paesaggi con l’architettura. Desidero ricordare a tutte le forze sociali presenti e alle istituzioni – ha concluso il presidente dell’Ordine – quanto di bello abbiamo sul nostro territorio e quanto ancora dobbiamo e dovete impegnarvi per valorizzarlo: la fruibilità di uno tra i punti più attrattivi di Europa, la cascata delle Marmore, storia e bellezza, volàno socioeconomico; il più bell’invaso naturale del centro Italia, il lago di Piediluco, non avviato al massimo nella sua completezza; le vie di congiunzione, le piste ciclabili fuori città che con la loro percorribilità uniscono comuni, paesaggi, e attività economiche imprenditoriali; la concretizzazione e rivalutazione naturalistica della discarica di proprietà del Gruppo Arvedi, industria mondiale insita nella nostra città e che ha dato lustro nei decenni passati, dalla guerra alla ricostruzione, a quell’orgoglio di essere cittadini di Terni. ‘La costruzione’ – ha detto in chiusura d’intervento il presidente Cecere, citando Le Corbusier – è per tenere su, l’architettura è per commuovere».

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